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11 Giugno 2023 – CORPUS DOMINI – Solennità

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire:  Il Corpo di Cristo «lievito di vita»>>>

Che Dio è acqua e pane incamminati verso la tua fame. La mia forza è sapermi cercato, con la mia vita distratta e le risposte che non do; sapermi desiderato è tutta la mia pace. Io vivo di Dio. Ricordati del cammino: dialoga con la storia della tua vita, rimani nella tua sorgente limpida.Il Vangelo oggi ha solo otto versetti, e Gesù a ripetere per otto volte: Chi mangia la mia carne vivrà in eterno. Quasi un ritmo incantatorio, una divina monotonia, nello stile di Giovanni, che avanza per cerchi concentrici e ascendenti, come una spirale; come un sasso che getti nell’acqua e vedi i cerchi delle onde che si allargano sempre più. È il discorso più dirompente di Gesù: mangiate la mia carne e bevete il mio sangue. Un invito che sconcerta amici e avversari, e lui che ostinatamente ne ribadisce, per otto volte, come in otto cerchi, la motivazione, sempre più chiara e diretta: per vivere, semplicemente vivere, per vivere davvero. Altro è vivere, altro è lasciarsi vivere. …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Amore in eccesso >>>

 


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Il pane che io vi darò è la mia carne per la vita del
mondo

La carne e il sangue di Gesù, il suo corpo totalmente donato ai
fratelli, rende visibile quel Dio che è tutto amore e dono di sé :
in lui si celebra l’alleanza nuova e definitiva tra cielo e terra. La
Parola ci presenta questo corpo. Mangiarlo significa conoscerlo
per assimilarlo e diventare come lui, capaci di amare come
siamo amati…

Gv 6, 41- 59  

4 Giugno 2023 – SANTISSIMA TRINITÀ – SOLENNITÀ

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,16-18

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: La Trinità è specchio del senso dell’universo >>>

Per dire la Trinità, Gesù usa nomi di famiglia, di casa, nomi che abbracciano e stringono legami: Padre, Figlio, Spirito buono, alito che fa respirare la vita. La festa della Trinità è l’annuncio che Dio non è in se stesso solitudine, ma comunione, legame, abbraccio. Che ci raggiunge e ci dà il suo cuore plurale.Allora capisco perché la solitudine mi pesa così tanto e mi fa paura: perché è contro la mia natura. Allora capisco perché quando sono con chi mi ama, sto così bene: perché realizzo la mia vocazione. La Trinità è lo specchio del mio senso ultimo, e del senso dell’universo: tutto incamminato verso un Padre fonte di libere vite, verso un Figlio che mi innamora, verso uno Spirito che accende di comunione le nostre solitudini. Anche l’autopresentazione di Dio sul monte Sinai, davanti al suo grande amico Mosè, ha nomi caldi: misericordioso, pietoso, lento all’ira, ricco di grazia e di fedeltà (Es 34,6).   …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Amore in eccesso >>>

Le letture della domenica dopo la Pentecoste offrono alla contemplazione del credente la dimensione trinitaria del Dio di Gesù. Il Dio che è relazione e comunione in se stesso, crea comunione tra i credenti mostrandosi compassionevole, benedicendo, donando. Nella prima lettura (Es 34,4b-6.8-9), dopo il peccato del vitello d’oro, Dio si manifesta una seconda volta ai figli d’Israele scendendo sul Sinai per comunicare loro il suo Nome che lo rivela quale compassionevole e misericordioso, capace di grazia e di perdono. È il Dio che ama, il Dio paziente, il Dio condiscendente, che scende per raggiungere l’uomo nel suo peccato. Il vangelo (Gv 3,16-18) presenta il Dio che ama a tal punto l’umanità da donare il suo Figlio per la salvezza del mondo. Il figlio unico è tutta la vita di un padre, è ciò che egli più ama di tutto ciò che ama: il Dio che dona il Figlio è il Dio mosso da amore folle, il maniakòs éros di cui parlavano i padri greci. Vi è un eccesso nell’amare di Dio e questo eccesso è il Figlio Gesù Cristo. La benedizione presente nella seconda lettura (2Cor 13,11-13) vuole stabilire la presenza amorosa di Dio nella comunità dei cristiani di Corinto. Questi sono pertanto esortati ad accogliere e a lasciar operare tra di loro la grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito santo. …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Chi crede nel Figlio ha vita eterna

Giovanni Battista è il perfetto testimone: non è rivale, ma
amico dello Sposo, che gioisce per lui e di lui. E dà la
testimonianza piena su Gesù: è il Figlio, amato dal Padre, che
comunica a ogni fratello il suo stesso amore. Credere e aderire
a lui è la nostra salvezza. Ci fa diventare ciò che siamo: figli del
Padre e fratelli tra di noi…

Gv 3, 14- 4,3 

28 Maggio 2023 – PENTECOSTE – SOLENNITÀ

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,19-23

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Pentecoste, la sinfonia di linguaggi dello Spirito >>>

Lo Spirito Santo è Dio in libertà. Rifiuto della monotonia. Scelta della sinfonia. Ultima parola, che si offre sempre come nuova, come altra: alla nave come costa, alla terra come nave; al navigante come nostalgia di casa, all’uomo di casa come nostalgia del mare. Dio in libertà. Che fa cose che non t’aspetti. Che dà a Maria un figlio “fuorilegge’”, a Elisabetta un figlio profeta. E a noi dona tutto ciò di cui abbiamo bisogno per dare, a nostra volta, vita, o meglio ancora: per dare alla vita. .  …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: lO SPIRITO E IL CORPO >>>

La solennità della Pentecoste dispone il credente a contemplare l’ultimo dono del Signore Gesù, il suo ulteriore atto di amore dopo i tanti che hanno costellato la sua vita e dopo quell’atto estremo di amore che per Gesù è stata la sua morte. Il Risorto, così come il Crocifisso e come l’uomo Gesù di Nazaret, sempre dona, sempre ama. Cosa fa il Risorto? Dona. Dona lo Spirito. Trasmette la sua vita. Alita sui discepoli il respiro che lo ha fatto vivere, trasmette loro la forza e la dolcezza del suo vivere affinché anch’essi siano capaci di tale forza e di tale dolcezza. E il vangelo (Gv 20,19-23) sottolinea che lo Spirito proviene dal corpo del Risorto. È dal corpo di Cristo, luogo del suo vivere e del suo amare, che il Risorto dona lo Spirito. Il Risorto “mostrò ai discepoli le mani e il fianco” (cf. Gv 20,20): è dal corpo che ha vissuto e amato che procede lo Spirito. Lo Spirito effuso procede dal corpo che porta le ferite dell’amore, provocate dall’amare, perché amare è sempre rischioso, è esporsi, è mostrarsi nella vulnerabilità che è la condizione più radicalmente e autenticamente umana..  …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Come il Padre ha mandato me, così anch’io invio voi

La comunità riconosce il Signore dalle sue ferite, che restano
sempre aperte per accogliere tutti. Da esse scaturisce la gioia
di chi è amato e l’invio ad amare come siamo amati. La
missione della chiesa è la stessa di Gesù, inviato dal Padre
verso i fratelli. Per questo siamo creature nuove, vivificate dal
suo Spirito, che è amore, dono e perdono da offrire a tutti. Se
non perdoniamo, non siamo come lui…

Gv 20, 19-23 

21 Maggio 2023 – ASCENSIONE DEL SIGNORE – SOLENNITÀ

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 28,16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Gesù se ne va ma resta con noi per sempre >>>

Ascensione: finito il tempo del pane e del pesce attorno al fuoco sulla riva del lago. Finito il tempo dei nomi pronunciati uno per uno, che sulle sue labbra parevano bruciare. L’ascensione è la festa di Lui diversamente presente: Gesù non è andato lontano, ma avanti e nel profondo; non oltre le nubi ma oltre le forme. Se prima era con i discepoli, ora sarà dentro di loro.​L’ultimo suo appuntamento è nella Galilea degli inizi, hanno camminato insieme per tre anni; e se non hanno capito molto, lo hanno però molto amato. E ci sono tutti all’appuntamento sull’ultima montagna. «Andate!». Si è appena fatto trovare e subito li invita a partire, li spinge a pensare in grande, a guardare lontano: apre il mondo, cancella frontiere, li manda a immergersi nell’umano innumerevole.  …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Potenza di una promessa >>>

Gesù, che “è stato assunto fino al cielo” (At 1,11), che il Padre “fece sedere alla sua destra nei cieli” (Ef 1,20) e che da Dio ha ricevuto “ogni potere in cielo e in terra” (Mt 28,18), fa della sua assenza fisica una presenza invisibile, una compagnia nei confronti dei suoi discepoli: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). L’esito del dono della vita per i suoi amici, gli uomini, è l’essere con loro per sempre, in modo misterioso, ma reale.

“Là dove ci ha preceduto la gloria del capo, è chiamata altresì la speranza del corpo”, afferma Leone Magno a proposito dell’Ascensione (Sermo 73,4). E la seconda lettura (Ef 1,17-23) parla espressamente della speranza dischiusa dalla vocazione cristiana, dal Cristo risorto e asceso al cielo (cf. Ef 1,18); speranza escatologica, ma che inserisce pienamente nella storia i cristiani chiamandoli alla testimonianza in forza dello Spirito santo (I lettura: At 1,1-11); speranza retta dalla vicinanza e dalla compagnia del Risorto nei confronti dei discepoli che si vedono così sostenuti nel loro impegno quotidiano di servizio al vangelo (Mt 28,16-20).  …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli

Siamo all’ultimo brano di Matteo, dove ci si racconta
l’esperienza fondamentale, definitiva alla quale il vangelo ci vuole
portare. È quell’esperienza che uno in questi anni di cammino si
accorge di aver fatto e viene formalizzata alla fine. In questo breve
brano, come nel finale di una sinfonia, risuonano riarmonizzati tutti i
temi del vangelo, quindi ci fermeremo con una certa attenzione.
. …

Gv 28, 16-20 

14 Maggio 2023 – VI DOMENICA DI PASQUA – ANNO A

Vangelo

Pregherò il Padre e vi darà un altro Paràclito.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,15-21

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Nel Dna umano un gene divino >>>

Gesù non detta regole, si fa mendicante d’amore rispettoso e paziente. Entra silenzioso e a piedi nudi nel tessuto più intimo della vita. Non rivendica amore per sé, lo spera. Lo fa con estrema delicatezza, mettendo a capo di tutto un “se”. Il punto di partenza più umile, fragile, fiducioso, paziente: «se mi amate». Nessuna minaccia, nessun ricatto. Puoi accogliere o no, in totale libertà.
Ma amarlo è pericoloso: amore è parola che brucia le labbra se pronunciata male, se suona incoerente. «Se mi amate, osserverete…» un bellissimo automatismo, radice della coerenza: solo se ami, osservi. Che cosa? «I miei comandamenti». Non le tavole di pietra del Sinai, ma il suo, il nuovo, l’unico, la cronaca del suo amore diventata legge: lui che si perde dietro alla pecora perduta, dietro a pubblicani e prostitute e vedove povere, che fa dei bambini i principi del regno, che ama per primo e in perdita. …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Frutto dello Spirito >>>

Prima di passare da questo mondo al Padre, Gesù promette ai suoi discepoli il dono dello Spirito, del Paraclito, ovvero dell’avvocato difensore che proteggerà i discepoli stessi nella lotta che dovranno sostenere in un mondo ostile (Gv 14,15-21); questo Spirito guida la presenza cristiana nel mondo sulla via della mitezza e del rispetto degli “altri”, i non-credenti (1Pt 3,15-18) e accompagna la predicazione degli apostoli che dà vita a nuove comunità cristiane (At 8,5-8.14-17).

Il brano degli Atti degli Apostoli mostra che la nascita della chiesa in Samaria procede dall’annuncio di Cristo (“Filippo annunciò loro il Cristo”: At 8,5) e dalla discesa dello Spirito (“Pietro e Giovanni imposero loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito santo”: At 8,17). Il rapporto di collaborazione e fiducia tra chiesa madre di Gerusalemme (cf. At 8,14) e la nascente comunità in Samaria dice come la parola del vangelo e lo Spirito santo superano le barriere culturali, le divisioni religiose e gli odi atavici: tra Giudei e Samaritani, infatti, non intercorrevano rapporti (cf. Gv 4,9) a seguito di una storia antica che estendeva nel tempo i suoi strascichi di diffidenza e incomunicabilità. I frutti della resurrezione si misurano anche nella capacità di superare le rivalità trovando unità e comunione in Cristo. …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola

Amare Gesù significa vivere come lui, nell’amore del Padre e
dei fratelli. Andandosene da noi Gesù non ci lascia orfani: ci
manda il suo Spirito, che ci permette di amare come lui. Se
prima era con noi e presso di noi, d’ora in poi sarà in noi. Chi
ama è dimora dell’amato: lo porta nel cuore, come sua vita.
Noi da sempre siamo in Dio, che ci ama di amore eterno; se lo
amiamo, anche lui è in noi come noi in lui. …

Gv 14, 15-22 

7 Maggio 2023 – V DOMENICA DI PASQUA – ANNO A

 

Vangelo  Gv 14, 1-12
Io sono la via , la verità e la vita.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».


rmes Maria Ronchi, su Avvenire: Camminiamo sulle orme di Gesù verso il Padre >>>

Signore, non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via? Gesù non risponde: «io “conosco bene” la strada e adesso ve la descrivo e poi vi passo le coordinate»; dice invece: «Guardami Tommaso, sono io la via».

La strada verso Dio, verso il cuore caldo della vita, è la vita di Cristo. Guardi Gesù, come vive, come si commuove e tocca, come va incontro, come muore, e capisci Dio e la vita. E se voglio entrare in quel mistero metterò i miei passi sui suoi passi, preferirò coloro che lui preferiva, rinnoverò con le mie le sue scelte, mi muoverò solo dietro alla sua stella polare. J, Maritain mette in bocca a Gesù questo invito: «Non cercatemi in un luogo, ma là dove amo e sono amato». …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Vedere il Figlio per vedere il Padre >>>

Il Cristo risorto e salito al Padre (vangelo: Gv 14,1-12) è il fondamento dell’edificio spirituale che è la chiesa (seconda lettura: 1Pt 2,4-9): è in riferimento a lui, con la preghiera che guida il discernimento, che i credenti affrontano i problemi della comunità cristiana cercando di far regnare il suo spirito nella vita della comunità (prima lettura: At 6,1-7). Il vangelo afferma che Gesù è l’umanità di Dio, che il volto divino che nessuno poteva vedere, pena la morte (“nessun uomo può vedermi e restare vivo”: Es 33,20), ora può essere contemplato nel volto di Gesù di Nazaret: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14,9), dice Gesù a Filippo. Vedere il volto di Dio e pronunciarne il nome sono interdetti nell’AT, perché significano impossessarsi di Dio, avere un potere su di lui, governare Dio e usarlo per i propri fini. Significano cioè divenire idolatri. Il passaggio spirituale che la fede deve fare attraverso l’umanità di Gesù è la salvaguardia dall’idolatria. Il senso profondo dell’impoverimento di Dio, del suo abbassamento, della sua gloriosa kenosi, del suo libero lasciare i privilegi divini, del suo presentarsi come uomo tra gli uomini, del suo mostrarsi nel volto del rabbi Gesù di Nazaret, apre per l’uomo la strada alla fuoriuscita dall’idolatria. O almeno, è l’indicazione del percorso che porta alla liberazione dall’assolutizzazione del penultimo, dalla brama di possesso, dalla tirannia dell’ego. Siamo di fronte allo straordinario cristiano: Dio nel volto di un uomo. Anzi, all’ossimoro cristiano: Dio? L’umanità di Gesù di Nazaret. Per vedere Dio occorre seguire l’uomo Gesù. Il Cristo risorto è il fondamento della chiesa, e anch’essa, fondata sull’ossimoro della rivelazione cristiana, si presenta nella seconda lettura come un ossimoro: voi siete “pietre vive” (1Pt 2,5). Pietre, ma viventi. Che poi il Cristo risorto sia “pietra scartata dai costruttori, ma scelta da Dio e divenuta pietra angolare” (1Pt 2,7), è importante per quanti si trovano a vivere “vite di scarto”, a essere rigettati ai margini della società o del mondo o del loro gruppo o della chiesa. Dio sceglie ciò che nel mondo è disprezzato e insignificante, sceglie “la spazzatura del mondo” (1Cor 4,12) per confondere i costruttori mondani e le loro costruzioni che si reggono su criteri di efficienza e performatività, che richiedono conformismo e omologazione, che vogliono che le pietre siano morte e non vive. Una pietra viva, fedele eco del Crocifisso Risorto, è un ossimoro intollerabile per la razionalità mondana e abbisogna di essere scartata. ….


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Non sia turbato il vostro cuore

Siamo turbati per l’assenza di Gesù. Lui, nel suo stare con noi,
ci ha mostrato il Padre e ci ha aperto il cammino verso di lui;
ora, con il suo andarsene in questo modo, ci dà la forza di
seguirlo. Chi crede in lui, trova la via del ritorno a casa:
partecipa alla sua vita di Figlio e conosce la verità di Dio come
Padre..

Gv 14, 1-7 

30 Aprile 2023 – IV DOMENICA DI PASQUA – ANNO A

Vangelo

Io sono la porta delle pecore.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,1-10

In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Gesù chiama per nome donandoci la vita >>>

IV Domenica di Pasqua Anno A In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. (…) Per me, una delle frasi più solari del Vangelo, dove appoggio la mia fede, che mi rigenera ogni volta che l’ascolto: sono venuto perché abbiano la vita; è venuto per la mia vita piena, abbondante, gioiosa. Non per quel minimo senza il quale la vita non è vita, ma quella esuberante, eccessiva, che rompe gli argini e tracima, scialo di libertà e coraggio. La parola “vita” lega insieme tutta la Scrittura; è supplica nei Salmi: fa’ che io viva! Fammi camminare sui campi della vita! Giona si adira con Dio perché, invece di distruggere Ninive, è pastore per i centoventimila della città che non distinguono la destra dalla sinistra. Il primo di tutti i comandamenti, quello che introduce l’intera sezione della legge è: «Hai davanti a te la vita e la morte. Scegli!»….


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Pastore e gregge   >>>

La quarta domenica di Pasqua contempla il Risorto quale pastore della chiesa. L’immagine del pastore applicata a Gesù (l’affermazione di Gesù buon pastore non si trova nell’odierno testo liturgico, ma compare a partire dal v. 11; tuttavia il nostro brano ne è la necessaria premessa) raduna i significati che essa riveste quando è riferita a Dio nell’AT. Dai testi veterotestamentari emergono quattro campi semantici fondamentali che indicano le valenze dell’immagine biblica del pastore. Sono i campi semantici della conduzione (Dio fa uscire ed entrare, fa partire, guida, cammina davanti a, ecc.), della cura (Dio nutre, mantiene in vita il gregge, gli procura cibo e acqua, lo protegge, lo mette al sicuro nell’ovile), della liberazione (Dio difende, custodisce le sue pecore dagli assalti dei briganti e dei ladri, dalle insidie delle belve, le raduna, le salva), dell’alleanza (il pastore conosce le sue pecore, le chiama una ad una, è legato ad esse da una profonda conoscenza). Ed è facile comprendere perché l’immagine pastorale sia stata applicata a Dio: “L’esistenza del gregge dipende totalmente dal pastore: è lui che fa uscire le pecore, che le porta al pascolo e all’acqua, che le fa rientrare all’ovile….


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

IO-SONO la porta, IO-SONO il pastore

Quando viene giorno, le pecore restano nell’ovile solo per
essere munte, tosate o portate al macello. Gesù, luce del
mondo, le conduce fuori da ogni steccato religioso, verso i
pascoli della vita: ne fa un solo gregge di persone libere, di figli
e fratelli tutti simili a lui e diversi tra loro. Egli è l’agnello che sa
esporre, deporre e disporre la sua vita a favore degli altri. È
capo perché servo di tutti: è il Pastore bello, diverso dai capi-
briganti che seguiamo come modello.

Gv 10, 1-6 

16 Aprile 2023 – II DOMENICA DI PASQUA o della Divina Misericordia – ANNO A

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

Otto giorni dopo venne Gesù.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Parola del Signore.


 

DOMENICA DI PASQUA – «RISURREZIONE DEL SIGNORE» (Veglia pasquale nella notte santa)

Omelia di Don Mario Testa >>>

Vangelo

È risorto e vi precede in Galilea.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 28,1-10

Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba.
Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte.
L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto».
Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli.
Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».

Parola del Signore.


 

7 Aprile 2023 – Venerdì Santo – Passione del Signore

Omelia don Mario Testa >>>

 

Vangelo

Passione del Signore.

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni
Gv 18,1–19,42

– Catturarono Gesù e lo legarono
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?». >>>