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20 agosto 2023 – XX Domenica del T.O

Vangelo

Donna, grande è la tua fede!

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 15,21-28

In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore», disse la donna, «eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Parola del Signore.


 

13 agosto 2023 – XIX Domenica del T.O

Vangelo

Comandami di venire verso di te sulle acque.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 14,22-33

[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Nella bufera Dio stende la sua mano verso di noi >>>

… Lago di Galilea, il paesaggio che Gesù più amava, l’ambiente che a Pietro era più familiare. Mi piace questo pescatore che mi assomiglia, uomo d’acque e di roccia. Mi piace per questo suo umanissimo pendolo tra fede grande, bambina e un po’ folle, che lo spinge fuori dalla barca, e quella fede corta e contratta che lo fa affondare; per la capacità di sognare che fa germogliare miracoli, e l’improvvisa paura che lo fa affondare. Uomo di fede piccola, perché hai dubitato? Pietro fa passi di miracolo sul lago, dentro la bufera, e nel pieno del prodigio la sua fede va in crisi: “Signore affondo!”. Il miracolo non produce fede. Non servono miracoli per andare verso Gesù. Vedendo che il vento era forte, s’impaurì: il vento non lo puoi vedere, ma Pietro adesso ha occhi non più per Gesù, ma solo per le onde, la bufera, il caos. “Non consultarti con le tue paure, ma con le tue speranze e i tuoi sogni” (Giovanni XXIII). ….


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Voce del silenzio >>>

… Questa domenica presenta come prima lettura (1Re 19,9a.11-13a) una teofania, una manifestazione di Dio a Elia sul monte Horeb. A sua volta il vangelo (Mt 14,22-33) presenta una cristofania, una manifestazione della potenza divina che abita in Cristo ai suoi discepoli, in particolare a Pietro, sul lago di Galilea. La manifestazione della presenza divina – spesso evocata nell’AT da fenomeni naturali eclatanti che esprimono lo sconvolgimento che provoca l’intervento divino nel mondo (si pensi a Es 19,16.18 dove troviamo “tuoni e lampi, suono fortissimo di corno, fuoco, fumo come di fornace, tremore del monte) – appare nella prima lettura come evento discreto che chiede a Elia di farsi sensibile alla “voce di un silenzio sottile” (1Re 19,12: letteralmente) in una esperienza interiore e, nel vangelo, chiede a Pietro un incontro personalissimo nella fede. Occorre dunque prestare attenzione alla prima lettura per fornirne una chiave di lettura adeguata. … il senso dell’espressione ebraica è inequivocabile: qol demamah daqqah significa voce di silenzio sottile. Già queste antiche versioni hanno censurato il silenzio e zittito la sua voce di fronte a ciò che veniva compreso come un insostenibile ossimoro: la voce del silenzio. …


Gesuiti Vilpizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

O tu di poca fede, perché dubitasti?

…Il brano che vedremo questa sera rappresenta il passaggio dal dubbio alla fede. Il dubbio è
qualcosa di molto importante per giungere alla fede, e anche quando c’è la fede, la fede cresce attraverso il dubbio. E chi non ha dubbi è perché non ha capito, quindi non giunge neanche alla fede.
Sta prima.
Sia il non credente dogmatico che non dubita, sia il credente dogmatico che non dubita hanno precluso l’esperienza reale della fede, si trincerano dietro le loro sicurezze.
E normalmente il dubbio viene quando si constatano con obiettività le difficoltà che esistono. Quando le proprie idee non quadrano con la propria realtà, con le proprie attese.
Ascoltando queste parole di introduzione mi veniva da pensare come dal dubbio, che diventa anche sofferto, possa scaturire il grido che poi diventa occasione se non causa di salvezza:
Signore salvami!….

 

Mt. 14, 22-36 

Domenica 6 agosto 2023 – TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE, FESTA

Vangelo

Il suo volto brillò come il sole.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 17,1-9

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Volto di Gesù trasfigurato «Fiore di luce nel deserto» >>>

… Nel volto è detto il cuore. Ogni figlio di Dio ha nel suo intimo una manciata di luce; è un’icona di Cristo dipinta su un fondo-oro (la somiglianza con Dio), un’icona che cammina, sempre in progress. Vivere è la fatica paziente e gioiosa di liberare tutta la luce e la bellezza sepolte in noi, la pazienza della nostra incompiuta trasfigurazione nella luce. E le sue vesti divennero bianche come la luce: lo splendore è così eccedente che non si ferma al volto, supera il corpo, tracima oltre e cattura perfino la materia degli abiti e la trasfigura. Se la veste è così luminosa, quale non sarà la bellezza del corpo?….


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Vedere le Scritture in Gesù >>>

…Alla Trasfigurazione è il Padre che indica in Gesù il Figlio (Mt 17,5). Al cuore della Trasfigurazione vi è la proclamazione dell’identità di Gesù. Chi è Gesù? Chi è l’uomo alla cui sequela si sono messi Pietro, Giacomo e Giovanni? C’è una luce su Gesù e di Gesù che emerge nella solitudine, in disparte, nel luogo appartato, nel silenzio. “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte” (Mt 17,1). Il luogo della trasfigurazione non è solo geografico, un alto monte, ma indica una condizione spirituale: la presa di distanza senza la quale la nostra vita si imbarbarisce e diventa piatta, insignificante, perfino volgare. Presa di distanza dalle troppe e distraenti presenze, presa di distanza dalle troppe e dispersive parole, presa di distanza dal troppo e angoscioso fare. Sull’alto monte vi è l’essere soli con Gesù da parte dei discepoli, e l’essere solo di Gesù con pochi discepoli. Poche presenze, poche parole: condizioni in cui avviene la trasfigurazione. Che è esperienza anche di pudore. …


Gesuiti Vilpizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

… ti benedica il Signore e ti protegga,
faccia brillare il suo volto su di te. Il Signore rivolga su di te il suo
volto e si compirà pace.

…L’uomo è immagine di Dio, vedere il suo Volto vuol dire ritrovare se
stessi, vuol dire essere se stessi. Abbiamo scelto questo salmo
perché questa sera ci fermeremo sulla trasfigurazione che è
certamente l’avvenimento più bello nella vita terrena di Gesù,
almeno così dice Pietro, che è bello; l’avvenimento più
entusiasmante che è il trasparire nella stessa vita quotidiana di
quella che è la gloria futura definitiva a cui tutti siamo destinati. È
l’anticipo del futuro ed è molto bello aver l’anticipo del futuro
perché si sa dove si và. La trasfigurazione rappresenta all’interno
del Vangelo questa anticipazione di ciò che sarà. ….

 

Mt. 17, 1-13 

30 luglio 2023 – XVII Domenica del T.O

Vangelo

Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13,44-52

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Dio per noi è un tesoro o soltanto una fatica? >>>

… «Cresce in me la convinzione di portare un tesoro d’oro fino che devo consegnare agli altri» (S. Weil). Tesoro e perla sono i nomi che dà al suo amore chi è innamorato. Con la carica di affetto e di gioia, con la travolgente energia, con il futuro che sprigiona. Due nomi di Dio sulla bocca di Gesù. Il Vangelo mi incalza: Dio per te è un tesoro o soltanto una fatica? È la perla della tua vita o solo un dovere?Mi sento contadino fortunato, mercante ricco perché conosco il piacere di credere, il piacere di amare Dio: una festa del cuore, della mente, dell’anima. Non è un vanto, ma una responsabilità! E dico grazie a Colui che mi ha fatto inciampare in un tesoro, in molte perle, lungo molte strade, in molti giorni della vita.


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Parabole di sapienza >>>

… La sapienza è l’arte di orientarsi nella vita, l’arte di governare il timone della nave: “l’uomo sapiente terrà saldamente il timone” (Pr 1,5 LXX). È l’arte del traghettatore, di chi governa, di chi istruisce, di chi in-segna, cioè, consegna simboli e chiavi ermeneutiche della realtà. Ma è anzitutto l’arte di chi governa se stesso: compito, questo, a cui nessuno può permettersi di sottrarsi. Arte che si ottiene mediante la faticosa conoscenza di sé: “Il vero inizio per crescere in virtù è conoscere se stesso. Colui che si conosce è il solo padrone di sé e, senza avere un regno, è veramente un re” (Pierre de Ronsard). È l’arte di cui oggi, nello smarrimento e nel disorientamento in cui viviamo, abbiamo grande bisogno. Oggi risuonano drammaticamente attuali le parole di Thomas Stearns Eliot: “Dov’è la Vita che abbiamo perduto vivendo? Dov’è la sapienza che abbiamo perduto nella conoscenza? Dov’è la conoscenza che abbiamo perduto nell’informazione?” …


Gesuiti Vilpizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Per la gioia di esso, va e vende tutto quello che ha e
compra quel campo

…Come vedete sono quattro brevissime parabole, quattro
metafore: la prima parla del tesoro nascosto, la seconda della perla
preziosa, la terza della pesca e la quarta dello scriba che tira fuori
dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie. Queste quattro parabole
conclusive rispondono all’obiezione che uno può fare a questo
punto del racconto delle parabole: se Dio è misericordia infinita,
cosa ci resta da fare? Facciamo nulla. Già ci pensa Lui. Quindi si
potrebbero intendere tutte le parabole delle misericordia come un
invito a non decidere nulla, a fare nulla, a non avere responsabilità….

 

Mt. 13, 44-52 

23 luglio 2023 – XVI Domenica del T.O

Omelia don Mario TESTA >>>

Vangelo

Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13,24-43

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No”, rispose, “perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Da occhi d’ombra a occhi di mattino >>>

Questione di metodo: vuoi che sradichiamo? Il Dio dalla pazienza contadina usa altri modi. Lui non è distruttivo, semina; non distrugge, crea. La voce dell’istinto mi suggerisce di seguire il modo dei servi: sradica subito i tuoi difetti, il puerile, sbagliato, immaturo, difettoso che è in te. Strappa e starai bene. Il vangelo parla con un’altra voce: abbi pazienza, non avere fretta, non demolire. Tu non sei i tuoi difetti, ma le tue maturazioni; non coincidi con la zizzania che hai nel cuore, ma con le tue spighe buone. Abbi venerazione per tutte le energie positive, i semi di vita, di generosità, di bellezza, di pace, di giustizia che Dio ha seminato in te. Fa che emergano in tutta la loro carica, …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Mitezza onnipotente >>>

… Nel vangelo la mitezza è presente nella parabola della zizzania, di cui Matteo ci fornisce prima la narrazione (Mt 13,24-30) e poi la spiegazione (13,36-43). Nella parabola si tratta della pazienza e della lungimiranza del “padrone di casa” (13,27) che impedisce ai suoi servi di strappare la graminacea infestante cresciuta in mezzo al grano e di rimandare l’operazione al tempo della mietitura che peraltro, sarà affidata non ai servi ma ad altre figure, “i mietitori” (13,30.39): “Lasciate crescere insieme (áphete synauxánesthai) ambedue”. L’impazienza suggerirebbe di estirpare le piante di zizzania e di liberare così il campo per il solo frutto del “buon seme” (13,37.38), ma questa azione viene bocciata dallo stesso seminatore del buon seme (13,24), che sa anche immediatamente discernere che la presenza della zizzania è opera di un nemico (13,28). …


Gesuiti Vilpizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Lasciate che crescano ambedue insieme

…Come vedete qui il problema è quello della zizzania, cioè del
male, dell’erbaccia che infesta il grano e vediamo che la storia
umana, la storia della Chiesa e la storia personale di ciascuno di noi
è un campo di lotta tra bene e male. Noi vorremmo che ci fosse solo
il bene, vorremmo essere puri, che la Chiesa fosse pura, che noi
fossimo liberi dal male. In realtà ciascuno di noi è sempre insieme
giusto e peccatore. Un po’ più peccatore che giusto. Un padre della
Chiesa definiva la Chiesa casta meretrix, spesso più meretrix che
casta. E noi come viviamo questa situazione?

 

Mt. 13, 24-43 

16 luglio 2023 – XV Domenica del T.O

Omelia don Mario TESTA >>>

Vangelo

Il seminatore uscì a seminare.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13,1-9

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Il nostro Dio semina vita e futuro ovunque  >>>

… Egli parlò loro di molte cose con parabole. Magia delle parabole: un linguaggio che contiene di più di quel che dice. Un racconto minimo, che funziona come un motore: lo leggi e accende idee, evoca immagini, suscita emozioni, ti mette in viaggio. Gesù osserva la vita e nascono parabole. Osserva un seminatore, e nel suo gesto intuisce qualcosa di Dio. Prendeva storie di vita e le faceva diventare storie di Dio.


Luciano Manicardi, Monastero di Bose:Un cuore che ascolta >>>

… La parabola chiede dunque di essere recepita come ammonimento: i tipi di terreno sono delle possibilità del cuore di ognuno. Tutti i terreni – quelli elencati nella parabola e forse anche tanti altri che impediscono alla parola di portare frutto – sono rappresentati nel nostro cuore. E in una vita di fede (perché anche la fede, la fede di ciascuno, ha una storia) si possono conoscere momenti di ascolto infecondo, perché distratto, perché il nostro cuore è sequestrato da sofferenze e preoccupazioni che ci tolgono la pace; perché siamo incapaci di dare continuità e perseverare in una scelta; perché siamo superficiali e rifiutiamo di scendere nel profondo di noi stessi, là dove la parola potrebbe davvero evangelizzare la nostra interiorità. Oppure perché siamo attratti da altre parole e messaggi decisamente più allettanti rispetto alla parola esigente del Signore e ci sembra che l’obbedienza a tale parola non ci abbia portato alcun miglioramento e nessun vantaggio. Oppure perché la negligenza e la pigrizia ci portano a smarrire lo slancio e a spegnere il desiderio e a rintanarci in noi stessi, nell’orticello rassicurante del nostro piccolo mondo. Oppure perché a un certo punto il costo di un ascolto che comprende e trasforma ci sembra troppo alto e preferiamo seguire il demone della facilità. Oppure …


Gesuiti Vilpizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Uscì il seminatore a seminare

Iniziamo il capitolo 13 del vangelo di Matteo. Ci introduciamo
in questo capitolo nuovo che sostanzialmente, se non
esclusivamente, è composto da parabole; sono sette parabole per
l’esattezza. In Matteo si alternano sezioni di discorsi, di parabole e
sezioni di racconti, di fatti e miracoli.
La struttura del capitolo. C’è una brevissima introduzione, due
righe, sulle parabole che introduce: Gesù racconta parabole. Poi, c’è
il racconto della parabola, la parabola per eccellenza in qualche
modo. A cui segue il chiarimento il perché Gesù racconti delle. ….

Ogni brano di vangelo è qualcosa che assomiglia a un seme,
non è mai qualcosa di concluso, come potrebbe essere per dire un
frutto, ma qualcosa di iniziale, qualcosa che prende avvio, principia,
e poi dovrà crescere, dovrà progredire, progredirà di fatto. …

Mt. 13, 1- 9 

9 Luglio 2023 – XIV DOMENICA DEL T.O. – Anno A

Omelia don Mario TESTA >>>

Vangelo

Io sono mite e umile di cuore.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11,25-30

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Nel cuore di Dio l’alfabeto della vita >>>

… «Ti rendo lode, Padre, perché hai rivelato queste cose ai piccoli». Il Vangelo registra uno di quegli slanci improvvisi che accendevano di stupore le parole di Gesù: i piccoli, i bambini, le donne, i poveri lo capiscono subito. In tutta la Bibbia l’economia della piccolezza esce diretta del cuore di Dio e attraversa come uno spartiacque la nostra storia: Dio scommette su coloro sui quali il mondo non scommette.…


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Mitezza è libertà dalla paura >>>

…La prima lettura (Zc 9,9-10) presenta una figura messianica connotata dalla ‘anawah, che è piccolezza e umiltà. Il re di cui parla Zaccaria è un curvato, un obbediente; secondo la versione greca dei LXX è un mite (praýs), come Gesù nel testo evangelico (Mt 11,25-30). E tanto nel re di Zaccaria quanto nel Messia Gesù, la connotazione di umiltà e mitezza non si esaurisce sul piano morale, ma è elemento rivelativo dell’essere e dell’agire di Dio. Matteo presenta Gesù come figura di rivelazione e di iniziazione alla rivelazione: mentre, con la sua umiltà e mitezza, rivela l’umiltà e la mitezza di Dio, Gesù si propone anche come fonte di umiltà e mitezza per i suoi discepoli…..


Gesuiti Vilpizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

TI BENEDICO PADRE

tutto il capitolo 11° è un capitolo di crisi, dove si pone l’umanità di Gesù che realizza il
discorso del monte, realizza l’umanità del povero, dell’afflitto, del
puro di cuore, di colui che realizza il Regno di Dio proprio in queste
condizioni e questa situazione di Gesù nella sua umanità è lo
scandalo, l’inciampo, il giudizio. Accogliere questo è accogliere la
salvezza, non accoglierlo è la perdizione come abbiamo visto la volta
scorsa. E se la volta scorsa abbiamo visto il lamento di Gesù che fa il
lutto per chi non lo accoglie, questa sera vediamo la danza di gioia
di Gesù per chi accoglie la sua rivelazione. ….

 

Mt. 11, 25- 27 

2 Luglio 2023 – XIII DOMENICA DEL T.O. – Anno A

Vangelo

Chi non prende la croce non è degno di me. Chi accoglie voi, accoglie me.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 10,37-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:

«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.

Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.

Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Possediamo soltanto ciò che doniamo agli altri >>>

… Il Vangelo, croce e pasqua, un’eternità di luce, non si spiegano interessandosi solo della famiglia, e neppure una storia di giustizia, un
mondo in pace. Bisogna rompere il piccolo perimetro e far entrare volti e nomi nel cerchio del proprio sangue, generare diversamente vita e futuro; staccarsi, perdere, spezzare l’eterna ripetizione di ciò che è già stato. Chi avrà perduto, troverà. Perdere la vita, non significa farsi uccidere: una vita si perde solo come si perde un tesoro, donandola. Noi possediamo, veramente, solo ciò che abbiamo donato ad altri. …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Ottenere donando >>>

… Nel vangelo secondo Matteo colpisce il fatto che il discorso sull’accoglienza dell’inviato (Mt 10,40-42) faccia seguito alle indicazioni ed esigenze dure sulla sequela di Gesù (Mt 10,37-39). In questo modo la tematica dell’accoglienza è sottratta alla morale delle buone maniere e pienamente inserita nell’ambito del radicalismo cristiano. Va poi notato che, se il testo parallelo di Luca parla di ascolto di un messaggio (“Chi ascolta voi ascolta me”: Lc 10,16), Matteo sottolinea l’accoglienza del messaggero. I due aspetti sono evidentemente correlati e inscindibili, ma è importante ricordare la dimensione umana dell’accoglienza di una persona, che richiede di mettere in atto gesti, attenzioni, premure, intelligenza dei bisogni dell’altro (si noti il dettaglio del dar da bere “un bicchiere d’acqua fresca” in Mt 10,42 che ci rinvia al clima caldo e secco palestinese e alla sete di colui che ha percorso molta strada a piedi), perché l’accoglienza è sempre accoglienza di un corpo da parte di un altro corpo….


E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca ad uno di
questi piccoli, perché è mio discepolo, amen io vi dico, non
perderà la sua ricompensa.

Queste ultime parole del discorso sulla missione sono un
insieme di versi sulla vita del discepolo che deve essere degno di
Gesù, degno del figlio e quindi si fa il lineamento del discepolo. Il
discepolo è, innanzitutto, uno che lo riconosce, lo testimonia, uno
che lo ama più di tutto, uno che sa prendere la sua croce, uno che sa
dare la vita. Questi sono gli aspetti che realizzano la vita.
Diventiamo come il Figlio che testimonia l’amore, che sa farsi carico del peso di questo amore è che sa donare la vita; questo vuol dire
avere la vita, e dopo c’è il finale che parla di accoglienza

 

Mt. 10, 32- 11,1 

25 Giugno 2023 – XI Domenica del T.O. – Anno A

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.

 

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 10,26-33

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Non temere, hai un nido nelle mani del Signore >>>

…. ci soccorre una buona notizia, un grido da rilanciare dai tetti: «Non abbiate paura: voi valete più di molti passeri Voi avete il nido nelle mani di Dio». Voi valete: che bello questo verbo! Per Dio, io valgo. Valgo di più di molti passeri, di più di tutti i fiori del campo, di questa e di tutte le primavere che verranno; valgo per lui di più di quanto osavo sperare. Finita la paura di non contare, di dover sempre dimostrare qualcosa. «Non temere» tu vali di più. Per come sei. Così come sei. Al punto che «ti conta tutti i capelli in capo». Il niente dei capelli: Qualcuno mi vuole bene frammento su frammento, fibra su fibra, cellula per cellula. Per chi ama, niente dell’amato è insignificante, nessun dettaglio è senza emozione.


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Abbiate fiducia, non paura >>>

… I testi biblici della dodicesima domenica dell’Ordinario dell’annata A ci ricordano una verità elementare. Ovvero, che un credente si deve sempre misurare con la paura: la fede, infatti, si intreccia sempre con la paura, seppure con modalità e in forme differenti. Nel passo evangelico odierno (Mt 10,26-33), tratto dal discorso missionario, Gesù ripete più volte, rivolgendolo ai suoi discepoli, l’imperativo “non abbiate paura”. La stessa triplice ripetizione del comando (Mt 10,26.28.31) dice come la paura sia realtà potente e onnipresente. Nella prima lettura (Ger 20,10-13), ci viene presentata la testimonianza di Geremia, che vive il suo ministero circondato da nemici e derisori e che deve ricordarsi delle parole che gli furono rivolte al momento della vocazione: “Tu, stringi la veste ai fianchi, alzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti davanti a loro altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro” (Ger 1,17). Tutto questo ci dice come la paura sia una presenza assidua con cui il credente deve fare i conti. Certo, nei nostri testi biblici si tratta della paura suscitata dalla presenza di nemici, di persecutori, di presenze esterne ostili e minacciose. Sono coloro che vorrebbero zittire Geremia e che lo avversano, lo osteggiano, lo deridono, lo calunniano: sono coloro che vogliono impedirne il ministero, che ne desiderano e cercano la morte e che arriveranno a imprigionarlo. Così come nel brano evangelico sono gli avversari che i discepoli incontreranno nella loro missione. Del resto, come Gesù ha conosciuto opposizioni, accuse, ostilità, odio, così sarà anche per i suoi discepoli: “un discepolo non è da più del suo maestro … Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia” (Mt 10,24.25). …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Non temete

Il senso del brano è chiaro, è impostato sul ritornello: Non
temete, Non temete, Non temete. Il timore e la paura è ciò che
governa le nostre azioni. La paura della morte, l’istinto di
autoconservazione è ciò che controlla ciò che noi facciamo. Se uno
non l’avesse, dovremmo anche preoccuparci. Ma cosa c’è di male in
questo? Una certa paura della morte è giusta per conservare la vita,
però sta di fatto che tutti moriamo, quindi l’aver paura della morte,
sapendo di dover morire, vuol dire vivere tutta la vita nella paura,
cioè non vivere. Vuol dire per tutta la vita vivere nell’angoscia, nella
schiavitù del male, nella schiavitù della morte, quindi nella
disperazione.

Mt. 10, 26-31 

18 Giugno 2023 – XI Domenica del T.O. – Anno A

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, li mandò.

Mt 9,36-10,8

In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù invò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Le sei azioni affidate agli apostoli per il mondo >>>

La missione è duplice: predicare e guarire la vita, o almeno prendersene cura. E il rapporto è sbilanciato, uno a cinque. Cinque opere per guarire, una per narrare. Per proclamare che «Dio è così, si prende cura e guarisce. Dio è vicino a te, con amore”» Forse ci saremmo aspettati una risposta più risolutiva al dolore delle folle, un soccorso più efficiente: perché il Signore soccorre la fragilità dell’uomo con la fragilità di altri uomini, anziché con la sua onnipotenza? Perché Lui interviene per i suoi figli, attraverso gli altri suoi figli. La risposta di Gesù alla sofferenza del mondo sono io. “Dio salva attraverso persone” (R. Guardini). …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Cura e annuncio >>>

Se il brano evangelico liturgico inizia con il v. 36 del capitolo 9 di Matteo, da un punto di vista letterario esso inizia nel versetto immediatamente precedente che riporta un sommario dell’attività quotidiana di Gesù: “Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e curando ogni malattia e ogni infermità” (Mt 9,35). Annunciare il Regno e curare le persone malate, queste le due azioni che contraddistinguono l’attività quotidiana di Gesù nel suo ministero itinerante. Parole e gesti che rivelano la sua persona e che trovano la loro scaturigine nella compassione. È infatti il suo sguardo di compassione che Matteo pone in primo piano come inizio dell’episodio: “Vedendo le folle, ne sentì compassione” (Mt 9,36). E così facendo pone ogni lettore, anche noi ora, oggi, davanti a quello sguardo. Altre tre volte il vangelo secondo Matteo parla della compassione di Gesù.


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Supplicate dunque il Signore della messe

Di cosa ha parlato finora il Vangelo? Ci ha detto chi è Gesù
attraverso il battesimo, le tentazioni; poi ci ha detto cosa dice nel
discorso sulla montagna. Nel battesimo si è comportato da Figlio
facendosi fratello; nel discorso sulla montagna ha proclamato che
Dio è Padre e dobbiamo vivere da figli e da fratelli, e poi, dal
capitolo 8 al 9 abbiamo visto i dieci miracoli. Sono esattamente quei
miracoli che la Parola del Figlio opera in noi. Se noi ascoltiamo la
Parola che ci fa figli, cominciamo a vivere da fratelli e cominciamo a
rinascere uomini nuo

Mt. 9, 35-38