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17 Settembre 2023 – XXIV Domenica del T.O

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 18,21-35

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Perdonare l’altro, perché perdonati dal Padre >>>

… «Così anche il Padre mio celeste farà̀ con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Bellissimo questo stupore per l’illogico perdono: fino a settanta volte sette. Dio che rompe i nostri bilancini, che rimette i debiti sempre, che libera non come uno smemorato che dimentica il male, ma con la casta follia della croce che si prende gioco della logica e degli equilibri umani e anche delle mie morti quotidiane. Lui è l’Innamorato che vede primavere dentro i miei inverni. Il servo, appena uscito, appena visto quanto sia grande un cuore di re, appena liberato, preso il suo compagno per il collo lo strangolava: ridammi i miei centesimi! Lui, perdonato di milioni. Quel servo non è ingiusto, è senza cuore. Tecnicamente non è disonesto, è crudele. Davvero è possibile essere onesti e spietati. Non dovevi anche tu aver pietà? Non dovevi anche tu agire come agisco io? Tu come me, io come Dio, la creatura come il creatore… Chiave di volta di tutta la morale biblica. Perché avere pietà? Semplice: per un battito all’unisono con il battito di Dio. . ….


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Un perdono paradossale >>>

Tuttavia la pagina evangelica afferma che anche questa vicinanza può non bastare per convertire il cuore umano. Il servo a cui è stato condonato il debito inestinguibile (diecimila talenti è cifra iperbolica, astronomica, assolutamente impossibile a essere ripagata) non vede se stesso come un graziato e non vede nel conservo (sýndoulos: Mt 18,28.29.33; dunque uno che condivide il suo status e da cui non è separato dalla distanza sociale e di rango che distanziano lui dal re e padrone) uno che si trova nella sua stessa condizione di debitore e così non applica la misura di condono di cui lui stesso ha beneficiato. E il suo compagno di servitù gli è debitore di una cifra risibile. Non lo vede come suo prossimo, non lo vede come un altro se stesso, e si rende sordo alla sua supplica, in tutto simile a quella pronunciata da lui davanti al re (Mt 18,26.29). Non lo vede e non lo ascolta: si rifiuta di farlo. Inoltre il testo sottolinea la violenza del servo spietato che lo afferra con forza e lo soffoca (tenens suffocabat). La sproporzione tra il comportamento del re e quello del servo spietato sottolinea che quest’ultimo unisce nel suo comportamento cattiveria e stupidità. Che è la trascrizione in termini quotidiani della distinzione teologica tra peccati deliberati e peccati per ignoranza. Non è forse anche stupido il servo che, dopo essersi visto condonare un debito immenso, si mostra senza pietà nei confronti dell’uomo che gli doveva una cifra infinitamente inferiore? Spesso il peccato è il frutto della congiunzione di cattiveria e stupidità, di malvagità e ignoranza. O anche: spesso il peccatore, tanto è pericoloso, tanto è ridicolo.

 …


Gesuiti Vilpizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Il Perdono

Il perdono è il centro della vita cristiana e il discorso sul
perdono che vedremo questa sera chiude il capitolo sulla comunità.
Proprio come nei fuochi di artificio il finale è il grande botto, così il
perdono è il finale del discorso sulla comunità e in fondo tutto il
resto è contenuto nel perdono. La comunità perfetta non è dove non si sbaglia.

È bruttissimo dove non si può sbagliare, ti tagliano
subito la testa prima di sbagliare e non respiri per paura di sbagliare.
La comunità buona, la comunità familiare, di amici, la comunità
religiosa, la comunità parrocchiale, la comunità è buona non dove
non si sbaglia, ma dove si può sbagliare, sapendo di essere
perdonati.

 

Mt. 18, 21-35 

Festa della Madonna di Castagneto 2023

 

 

Biglietti vincenti Lotteria MadiCast 2023

Festa della Madonna di Castagneto

10 settembre 2023

La nostra Parrocchia è in festa

Quando il cielo baciò la terra nacque Maria
che vuol dire la semplice,
la buona, la colma di grazia.
Maria è il respiro dell’anima,
è l’ultimo soffio dell’uomo.
Maria discende in noi,
è come l’acqua che si diffonde
in tutte le membra e le anima,
e da carne inerte che siamo noi
diventiamo viva potenza.

 

3 Settembre 2023 – XXII Domenica del T.O

Omelia di don Mario Testa >>>

Vangelo

Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 16,21-27

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: È solo Cristo che rende appassionata la mia vita  >>>

…Come dire chi tu sia per me Signore? Sei il mio rimorso, la mia dolce rovina; voce che sale, dice e ridice, e non tace mai, vento nelle mie vele, disarmato amore. Sei un maestro d’ali. Il secondo passo per una risposta vera è uscire dall’ovile rassicurante e immobile delle frasi fatte; via dal prontuario delle affermazioni non sofferte, che sono la rovina della comunicazione della fede. Perdersi invece nei campi della vita: “in Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1,4). La Vita è teologa, è la prima catechista. Pietro risponde: Tu sei il Messia, la mano di Dio, il suo progetto di libertà. Sei il figlio del Dio vivente, Colui che fa viva la mia vita, il miracolo che la fa potente, inesauribile e illimitata. La domanda adesso rimbalza fino a me: perché io gli vado dietro? La risposta è semplice: per essere felice. ….


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Il Signore come passione >>>

Ma ecco che all’annuncio della sua passione seguono le parole sulla passione del discepolo. Queste parole di Gesù al discepolo affermano la perdita di sé necessaria per essere in contatto con il proprio vero sé (16,24-26). C’è un rinnegamento di sé, cioè un uscire da una vita autocentrata, dal meccanismo dell’autogiustificazione, dall’autoreferenzialità egoista, che consente al discepolo di trovare, come dono, la vera vita e di esserne raggiunto per grazia. Si tratta del passaggio pasquale dalla vita come possesso e come potere alla vita come dono e come grazia. È la vita vissuta in Cristo e per Cristo, è la vita di Cristo in noi: “Chi perderà la sua vita per causa mia, la troverà” (16,25).

Infatti, “Quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la sua vita?” (16,26). Il testo intravede la situazione di uomini tesi a possedere, a proiettare il proprio agire e ad estendere il proprio accumulare al di fuori di sé, di fatto fallendo la propria vita, perdendo se stessi. Uomini estroversi per non incontrare se stessi, per non entrare nel doloroso faccia a faccia con se stessi. Seguire Cristo, invece, significa porre la propria vita nella sua vita per amore. Ciò che per amore si perde, in realtà non è perso, ma donato. E ciò che è donato per amore, è ritrovato nella relazione.

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Gesuiti Vilpizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Dietro di me

Se il Signore è il pastore allora non è che lo si debba precedere
ma seguire.
La volta scorsa abbiamo visto la domanda centrale del
Vangelo e la domanda centrale è la domanda che Gesù rivolge ai
suoi discepoli: Chi sono io per voi? È la domanda rivolta a ciascuno di
noi: Chi sono io per te? È il momento in cui si finisce di interrogare il
Signore e si accetta di essere interrogati da lui. E Pietro dà la
risposta piena di gioia, piena di amore: ha scoperto chi è Gesù. Gesù
è il suo Signore, è il Cristo, è colui che realizza tutte le sue speranze,
è il Figlio di Dio.

Mt. 16, 21-28 

27 agosto 2023 – XXI Domenica del T.O

Omelia di don Mario Testa >>>

Vangelo

Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 16,13-20

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: È solo Cristo che rende appassionata la mia vita  >>>

…Come dire chi tu sia per me Signore? Sei il mio rimorso, la mia dolce rovina; voce che sale, dice e ridice, e non tace mai, vento nelle mie vele, disarmato amore. Sei un maestro d’ali. Il secondo passo per una risposta vera è uscire dall’ovile rassicurante e immobile delle frasi fatte; via dal prontuario delle affermazioni non sofferte, che sono la rovina della comunicazione della fede. Perdersi invece nei campi della vita: “in Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1,4). La Vita è teologa, è la prima catechista. Pietro risponde: Tu sei il Messia, la mano di Dio, il suo progetto di libertà. Sei il figlio del Dio vivente, Colui che fa viva la mia vita, il miracolo che la fa potente, inesauribile e illimitata. La domanda adesso rimbalza fino a me: perché io gli vado dietro? La risposta è semplice: per essere felice. ….


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Una domanda aperta  >>>

… La prima domanda di Gesù riguarda ciò che la gente dice di lui. O meglio, del Figlio dell’uomo, espressione che Gesù usa per parlare di sé indicando la sua dimensione di debolezza umana, ma in cui si manifesta la sua piena comunione con Dio, il suo potere di rimettere i peccati, il suo cammino di morte e resurrezione, il suo essere giudice che verrà nella gloria: “Chi dicono gli uomini che sia il Figlio dell’uomo?” (16,13). Gli uomini lo vedono come un profeta (16,14). Colpisce che, si tratti di Giovanni Battista, di Elia, di Geremia o di uno dei profeti, sempre si tratta di figure del passato. Gesù è letto sulla scorta del passato, del già noto. Come fosse la figura di un ritornante: già Erode pensava che Gesù fosse Giovanni Battista redivivo (Mt 14,2) e il testo parallelo di Lc 9,19 riferisce l’opinione di chi pensa che Gesù sia “uno degli antichi profeti che è risorto”. Rispetto a Marco e Luca, Matteo aggiunge la menzione di Geremia. Forse perché il profeta di Anatot ha vissuto una vicenda particolarmente tragica e piena di sofferenze e in questo prefigura la vicenda di Gesù, oppure forse perché Geremia ha denunciato con estremo vigore l’irresponsabilità, la menzogna e la doppiezza della classe sacerdotale e dei capi d’Israele e Gesù analogamente si è scagliato contro scribi, farisei e sadducei (cf. Mt 15,1-9; 16,6,11-12; 23,13-32).

Ma dopo aver ascoltato le opinioni della gente sulla sua identità, Gesù rivolge la medesima domanda direttamente ai discepoli introducendola con una leggera avversativa, quasi a sottolineare che si aspetta una comprensione altra, più profonda, della sua identità: “Ma voi, chi dite che io sia?” (16,15). Questa domanda sollecita una risposta che nasca dal coinvolgimento personale che i discepoli hanno vissuto con Gesù, dalla vicinanza che hanno conosciuto, dalla quotidianità condivisa. Da lì può e deve emergere una risposta decisamente più consistente circa la sua identità. La domanda “chi è Gesù?” diventa anche per noi oggi una domanda sul nostro coinvolgimento con lui, sulla qualità della nostra relazione con lui, sulla nostra fede. Gesù non è semplicemente colui che fornisce risposte al vivere, ma è e resta anzitutto una domanda per il credente come per la chiesa nel suo insieme. Nella nostra pagina evangelica Gesù diventa improvvisamente domanda per coloro che pure sono già impegnati nella sua sequela, ne hanno ascoltato le parole e gli insegnamenti, ne hanno visto le azioni di guarigione e di perdono, ne hanno osservato da vicino la vita di preghiera e la capacità di comunione. …

 …


Gesuiti Vilpizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

È Gesù che interroga stavolta: chi sono io per te?

Tutto il vangelo è pervaso da una domanda: Chi è Gesù? Ci si
domanda sempre chi è lui. In questo brano è presente un giro di
boa: non ci si chiede più chi è lui, è lui che chiede a ciascuno di noi:
Chi sono io per te? Ed è molto diverso fino a quando io metto in
questione una persona e quando accetto di mettermi in questione
io e di rispondere

Mt. 16, 13-20  

20 agosto 2023 – XX Domenica del T.O

Vangelo

Donna, grande è la tua fede!

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 15,21-28

In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore», disse la donna, «eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Parola del Signore.


 

13 agosto 2023 – XIX Domenica del T.O

Vangelo

Comandami di venire verso di te sulle acque.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 14,22-33

[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Nella bufera Dio stende la sua mano verso di noi >>>

… Lago di Galilea, il paesaggio che Gesù più amava, l’ambiente che a Pietro era più familiare. Mi piace questo pescatore che mi assomiglia, uomo d’acque e di roccia. Mi piace per questo suo umanissimo pendolo tra fede grande, bambina e un po’ folle, che lo spinge fuori dalla barca, e quella fede corta e contratta che lo fa affondare; per la capacità di sognare che fa germogliare miracoli, e l’improvvisa paura che lo fa affondare. Uomo di fede piccola, perché hai dubitato? Pietro fa passi di miracolo sul lago, dentro la bufera, e nel pieno del prodigio la sua fede va in crisi: “Signore affondo!”. Il miracolo non produce fede. Non servono miracoli per andare verso Gesù. Vedendo che il vento era forte, s’impaurì: il vento non lo puoi vedere, ma Pietro adesso ha occhi non più per Gesù, ma solo per le onde, la bufera, il caos. “Non consultarti con le tue paure, ma con le tue speranze e i tuoi sogni” (Giovanni XXIII). ….


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Voce del silenzio >>>

… Questa domenica presenta come prima lettura (1Re 19,9a.11-13a) una teofania, una manifestazione di Dio a Elia sul monte Horeb. A sua volta il vangelo (Mt 14,22-33) presenta una cristofania, una manifestazione della potenza divina che abita in Cristo ai suoi discepoli, in particolare a Pietro, sul lago di Galilea. La manifestazione della presenza divina – spesso evocata nell’AT da fenomeni naturali eclatanti che esprimono lo sconvolgimento che provoca l’intervento divino nel mondo (si pensi a Es 19,16.18 dove troviamo “tuoni e lampi, suono fortissimo di corno, fuoco, fumo come di fornace, tremore del monte) – appare nella prima lettura come evento discreto che chiede a Elia di farsi sensibile alla “voce di un silenzio sottile” (1Re 19,12: letteralmente) in una esperienza interiore e, nel vangelo, chiede a Pietro un incontro personalissimo nella fede. Occorre dunque prestare attenzione alla prima lettura per fornirne una chiave di lettura adeguata. … il senso dell’espressione ebraica è inequivocabile: qol demamah daqqah significa voce di silenzio sottile. Già queste antiche versioni hanno censurato il silenzio e zittito la sua voce di fronte a ciò che veniva compreso come un insostenibile ossimoro: la voce del silenzio. …


Gesuiti Vilpizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

O tu di poca fede, perché dubitasti?

…Il brano che vedremo questa sera rappresenta il passaggio dal dubbio alla fede. Il dubbio è
qualcosa di molto importante per giungere alla fede, e anche quando c’è la fede, la fede cresce attraverso il dubbio. E chi non ha dubbi è perché non ha capito, quindi non giunge neanche alla fede.
Sta prima.
Sia il non credente dogmatico che non dubita, sia il credente dogmatico che non dubita hanno precluso l’esperienza reale della fede, si trincerano dietro le loro sicurezze.
E normalmente il dubbio viene quando si constatano con obiettività le difficoltà che esistono. Quando le proprie idee non quadrano con la propria realtà, con le proprie attese.
Ascoltando queste parole di introduzione mi veniva da pensare come dal dubbio, che diventa anche sofferto, possa scaturire il grido che poi diventa occasione se non causa di salvezza:
Signore salvami!….

 

Mt. 14, 22-36 

Domenica 6 agosto 2023 – TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE, FESTA

Vangelo

Il suo volto brillò come il sole.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 17,1-9

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Volto di Gesù trasfigurato «Fiore di luce nel deserto» >>>

… Nel volto è detto il cuore. Ogni figlio di Dio ha nel suo intimo una manciata di luce; è un’icona di Cristo dipinta su un fondo-oro (la somiglianza con Dio), un’icona che cammina, sempre in progress. Vivere è la fatica paziente e gioiosa di liberare tutta la luce e la bellezza sepolte in noi, la pazienza della nostra incompiuta trasfigurazione nella luce. E le sue vesti divennero bianche come la luce: lo splendore è così eccedente che non si ferma al volto, supera il corpo, tracima oltre e cattura perfino la materia degli abiti e la trasfigura. Se la veste è così luminosa, quale non sarà la bellezza del corpo?….


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Vedere le Scritture in Gesù >>>

…Alla Trasfigurazione è il Padre che indica in Gesù il Figlio (Mt 17,5). Al cuore della Trasfigurazione vi è la proclamazione dell’identità di Gesù. Chi è Gesù? Chi è l’uomo alla cui sequela si sono messi Pietro, Giacomo e Giovanni? C’è una luce su Gesù e di Gesù che emerge nella solitudine, in disparte, nel luogo appartato, nel silenzio. “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte” (Mt 17,1). Il luogo della trasfigurazione non è solo geografico, un alto monte, ma indica una condizione spirituale: la presa di distanza senza la quale la nostra vita si imbarbarisce e diventa piatta, insignificante, perfino volgare. Presa di distanza dalle troppe e distraenti presenze, presa di distanza dalle troppe e dispersive parole, presa di distanza dal troppo e angoscioso fare. Sull’alto monte vi è l’essere soli con Gesù da parte dei discepoli, e l’essere solo di Gesù con pochi discepoli. Poche presenze, poche parole: condizioni in cui avviene la trasfigurazione. Che è esperienza anche di pudore. …


Gesuiti Vilpizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

… ti benedica il Signore e ti protegga,
faccia brillare il suo volto su di te. Il Signore rivolga su di te il suo
volto e si compirà pace.

…L’uomo è immagine di Dio, vedere il suo Volto vuol dire ritrovare se
stessi, vuol dire essere se stessi. Abbiamo scelto questo salmo
perché questa sera ci fermeremo sulla trasfigurazione che è
certamente l’avvenimento più bello nella vita terrena di Gesù,
almeno così dice Pietro, che è bello; l’avvenimento più
entusiasmante che è il trasparire nella stessa vita quotidiana di
quella che è la gloria futura definitiva a cui tutti siamo destinati. È
l’anticipo del futuro ed è molto bello aver l’anticipo del futuro
perché si sa dove si và. La trasfigurazione rappresenta all’interno
del Vangelo questa anticipazione di ciò che sarà. ….

 

Mt. 17, 1-13 

30 luglio 2023 – XVII Domenica del T.O

Vangelo

Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13,44-52

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Dio per noi è un tesoro o soltanto una fatica? >>>

… «Cresce in me la convinzione di portare un tesoro d’oro fino che devo consegnare agli altri» (S. Weil). Tesoro e perla sono i nomi che dà al suo amore chi è innamorato. Con la carica di affetto e di gioia, con la travolgente energia, con il futuro che sprigiona. Due nomi di Dio sulla bocca di Gesù. Il Vangelo mi incalza: Dio per te è un tesoro o soltanto una fatica? È la perla della tua vita o solo un dovere?Mi sento contadino fortunato, mercante ricco perché conosco il piacere di credere, il piacere di amare Dio: una festa del cuore, della mente, dell’anima. Non è un vanto, ma una responsabilità! E dico grazie a Colui che mi ha fatto inciampare in un tesoro, in molte perle, lungo molte strade, in molti giorni della vita.


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Parabole di sapienza >>>

… La sapienza è l’arte di orientarsi nella vita, l’arte di governare il timone della nave: “l’uomo sapiente terrà saldamente il timone” (Pr 1,5 LXX). È l’arte del traghettatore, di chi governa, di chi istruisce, di chi in-segna, cioè, consegna simboli e chiavi ermeneutiche della realtà. Ma è anzitutto l’arte di chi governa se stesso: compito, questo, a cui nessuno può permettersi di sottrarsi. Arte che si ottiene mediante la faticosa conoscenza di sé: “Il vero inizio per crescere in virtù è conoscere se stesso. Colui che si conosce è il solo padrone di sé e, senza avere un regno, è veramente un re” (Pierre de Ronsard). È l’arte di cui oggi, nello smarrimento e nel disorientamento in cui viviamo, abbiamo grande bisogno. Oggi risuonano drammaticamente attuali le parole di Thomas Stearns Eliot: “Dov’è la Vita che abbiamo perduto vivendo? Dov’è la sapienza che abbiamo perduto nella conoscenza? Dov’è la conoscenza che abbiamo perduto nell’informazione?” …


Gesuiti Vilpizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Per la gioia di esso, va e vende tutto quello che ha e
compra quel campo

…Come vedete sono quattro brevissime parabole, quattro
metafore: la prima parla del tesoro nascosto, la seconda della perla
preziosa, la terza della pesca e la quarta dello scriba che tira fuori
dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie. Queste quattro parabole
conclusive rispondono all’obiezione che uno può fare a questo
punto del racconto delle parabole: se Dio è misericordia infinita,
cosa ci resta da fare? Facciamo nulla. Già ci pensa Lui. Quindi si
potrebbero intendere tutte le parabole delle misericordia come un
invito a non decidere nulla, a fare nulla, a non avere responsabilità….

 

Mt. 13, 44-52 

23 luglio 2023 – XVI Domenica del T.O

Omelia don Mario TESTA >>>

Vangelo

Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13,24-43

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No”, rispose, “perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Da occhi d’ombra a occhi di mattino >>>

Questione di metodo: vuoi che sradichiamo? Il Dio dalla pazienza contadina usa altri modi. Lui non è distruttivo, semina; non distrugge, crea. La voce dell’istinto mi suggerisce di seguire il modo dei servi: sradica subito i tuoi difetti, il puerile, sbagliato, immaturo, difettoso che è in te. Strappa e starai bene. Il vangelo parla con un’altra voce: abbi pazienza, non avere fretta, non demolire. Tu non sei i tuoi difetti, ma le tue maturazioni; non coincidi con la zizzania che hai nel cuore, ma con le tue spighe buone. Abbi venerazione per tutte le energie positive, i semi di vita, di generosità, di bellezza, di pace, di giustizia che Dio ha seminato in te. Fa che emergano in tutta la loro carica, …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Mitezza onnipotente >>>

… Nel vangelo la mitezza è presente nella parabola della zizzania, di cui Matteo ci fornisce prima la narrazione (Mt 13,24-30) e poi la spiegazione (13,36-43). Nella parabola si tratta della pazienza e della lungimiranza del “padrone di casa” (13,27) che impedisce ai suoi servi di strappare la graminacea infestante cresciuta in mezzo al grano e di rimandare l’operazione al tempo della mietitura che peraltro, sarà affidata non ai servi ma ad altre figure, “i mietitori” (13,30.39): “Lasciate crescere insieme (áphete synauxánesthai) ambedue”. L’impazienza suggerirebbe di estirpare le piante di zizzania e di liberare così il campo per il solo frutto del “buon seme” (13,37.38), ma questa azione viene bocciata dallo stesso seminatore del buon seme (13,24), che sa anche immediatamente discernere che la presenza della zizzania è opera di un nemico (13,28). …


Gesuiti Vilpizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Lasciate che crescano ambedue insieme

…Come vedete qui il problema è quello della zizzania, cioè del
male, dell’erbaccia che infesta il grano e vediamo che la storia
umana, la storia della Chiesa e la storia personale di ciascuno di noi
è un campo di lotta tra bene e male. Noi vorremmo che ci fosse solo
il bene, vorremmo essere puri, che la Chiesa fosse pura, che noi
fossimo liberi dal male. In realtà ciascuno di noi è sempre insieme
giusto e peccatore. Un po’ più peccatore che giusto. Un padre della
Chiesa definiva la Chiesa casta meretrix, spesso più meretrix che
casta. E noi come viviamo questa situazione?

 

Mt. 13, 24-43 

16 luglio 2023 – XV Domenica del T.O

Omelia don Mario TESTA >>>

Vangelo

Il seminatore uscì a seminare.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13,1-9

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Il nostro Dio semina vita e futuro ovunque  >>>

… Egli parlò loro di molte cose con parabole. Magia delle parabole: un linguaggio che contiene di più di quel che dice. Un racconto minimo, che funziona come un motore: lo leggi e accende idee, evoca immagini, suscita emozioni, ti mette in viaggio. Gesù osserva la vita e nascono parabole. Osserva un seminatore, e nel suo gesto intuisce qualcosa di Dio. Prendeva storie di vita e le faceva diventare storie di Dio.


Luciano Manicardi, Monastero di Bose:Un cuore che ascolta >>>

… La parabola chiede dunque di essere recepita come ammonimento: i tipi di terreno sono delle possibilità del cuore di ognuno. Tutti i terreni – quelli elencati nella parabola e forse anche tanti altri che impediscono alla parola di portare frutto – sono rappresentati nel nostro cuore. E in una vita di fede (perché anche la fede, la fede di ciascuno, ha una storia) si possono conoscere momenti di ascolto infecondo, perché distratto, perché il nostro cuore è sequestrato da sofferenze e preoccupazioni che ci tolgono la pace; perché siamo incapaci di dare continuità e perseverare in una scelta; perché siamo superficiali e rifiutiamo di scendere nel profondo di noi stessi, là dove la parola potrebbe davvero evangelizzare la nostra interiorità. Oppure perché siamo attratti da altre parole e messaggi decisamente più allettanti rispetto alla parola esigente del Signore e ci sembra che l’obbedienza a tale parola non ci abbia portato alcun miglioramento e nessun vantaggio. Oppure perché la negligenza e la pigrizia ci portano a smarrire lo slancio e a spegnere il desiderio e a rintanarci in noi stessi, nell’orticello rassicurante del nostro piccolo mondo. Oppure perché a un certo punto il costo di un ascolto che comprende e trasforma ci sembra troppo alto e preferiamo seguire il demone della facilità. Oppure …


Gesuiti Vilpizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Uscì il seminatore a seminare

Iniziamo il capitolo 13 del vangelo di Matteo. Ci introduciamo
in questo capitolo nuovo che sostanzialmente, se non
esclusivamente, è composto da parabole; sono sette parabole per
l’esattezza. In Matteo si alternano sezioni di discorsi, di parabole e
sezioni di racconti, di fatti e miracoli.
La struttura del capitolo. C’è una brevissima introduzione, due
righe, sulle parabole che introduce: Gesù racconta parabole. Poi, c’è
il racconto della parabola, la parabola per eccellenza in qualche
modo. A cui segue il chiarimento il perché Gesù racconti delle. ….

Ogni brano di vangelo è qualcosa che assomiglia a un seme,
non è mai qualcosa di concluso, come potrebbe essere per dire un
frutto, ma qualcosa di iniziale, qualcosa che prende avvio, principia,
e poi dovrà crescere, dovrà progredire, progredirà di fatto. …

Mt. 13, 1- 9