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9 Luglio 2023 – XIV DOMENICA DEL T.O. – Anno A

Omelia don Mario TESTA >>>

Vangelo

Io sono mite e umile di cuore.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11,25-30

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Nel cuore di Dio l’alfabeto della vita >>>

… «Ti rendo lode, Padre, perché hai rivelato queste cose ai piccoli». Il Vangelo registra uno di quegli slanci improvvisi che accendevano di stupore le parole di Gesù: i piccoli, i bambini, le donne, i poveri lo capiscono subito. In tutta la Bibbia l’economia della piccolezza esce diretta del cuore di Dio e attraversa come uno spartiacque la nostra storia: Dio scommette su coloro sui quali il mondo non scommette.…


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Mitezza è libertà dalla paura >>>

…La prima lettura (Zc 9,9-10) presenta una figura messianica connotata dalla ‘anawah, che è piccolezza e umiltà. Il re di cui parla Zaccaria è un curvato, un obbediente; secondo la versione greca dei LXX è un mite (praýs), come Gesù nel testo evangelico (Mt 11,25-30). E tanto nel re di Zaccaria quanto nel Messia Gesù, la connotazione di umiltà e mitezza non si esaurisce sul piano morale, ma è elemento rivelativo dell’essere e dell’agire di Dio. Matteo presenta Gesù come figura di rivelazione e di iniziazione alla rivelazione: mentre, con la sua umiltà e mitezza, rivela l’umiltà e la mitezza di Dio, Gesù si propone anche come fonte di umiltà e mitezza per i suoi discepoli…..


Gesuiti Vilpizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

TI BENEDICO PADRE

tutto il capitolo 11° è un capitolo di crisi, dove si pone l’umanità di Gesù che realizza il
discorso del monte, realizza l’umanità del povero, dell’afflitto, del
puro di cuore, di colui che realizza il Regno di Dio proprio in queste
condizioni e questa situazione di Gesù nella sua umanità è lo
scandalo, l’inciampo, il giudizio. Accogliere questo è accogliere la
salvezza, non accoglierlo è la perdizione come abbiamo visto la volta
scorsa. E se la volta scorsa abbiamo visto il lamento di Gesù che fa il
lutto per chi non lo accoglie, questa sera vediamo la danza di gioia
di Gesù per chi accoglie la sua rivelazione. ….

 

Mt. 11, 25- 27 

2 Luglio 2023 – XIII DOMENICA DEL T.O. – Anno A

Vangelo

Chi non prende la croce non è degno di me. Chi accoglie voi, accoglie me.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 10,37-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:

«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.

Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.

Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Possediamo soltanto ciò che doniamo agli altri >>>

… Il Vangelo, croce e pasqua, un’eternità di luce, non si spiegano interessandosi solo della famiglia, e neppure una storia di giustizia, un
mondo in pace. Bisogna rompere il piccolo perimetro e far entrare volti e nomi nel cerchio del proprio sangue, generare diversamente vita e futuro; staccarsi, perdere, spezzare l’eterna ripetizione di ciò che è già stato. Chi avrà perduto, troverà. Perdere la vita, non significa farsi uccidere: una vita si perde solo come si perde un tesoro, donandola. Noi possediamo, veramente, solo ciò che abbiamo donato ad altri. …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Ottenere donando >>>

… Nel vangelo secondo Matteo colpisce il fatto che il discorso sull’accoglienza dell’inviato (Mt 10,40-42) faccia seguito alle indicazioni ed esigenze dure sulla sequela di Gesù (Mt 10,37-39). In questo modo la tematica dell’accoglienza è sottratta alla morale delle buone maniere e pienamente inserita nell’ambito del radicalismo cristiano. Va poi notato che, se il testo parallelo di Luca parla di ascolto di un messaggio (“Chi ascolta voi ascolta me”: Lc 10,16), Matteo sottolinea l’accoglienza del messaggero. I due aspetti sono evidentemente correlati e inscindibili, ma è importante ricordare la dimensione umana dell’accoglienza di una persona, che richiede di mettere in atto gesti, attenzioni, premure, intelligenza dei bisogni dell’altro (si noti il dettaglio del dar da bere “un bicchiere d’acqua fresca” in Mt 10,42 che ci rinvia al clima caldo e secco palestinese e alla sete di colui che ha percorso molta strada a piedi), perché l’accoglienza è sempre accoglienza di un corpo da parte di un altro corpo….


E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca ad uno di
questi piccoli, perché è mio discepolo, amen io vi dico, non
perderà la sua ricompensa.

Queste ultime parole del discorso sulla missione sono un
insieme di versi sulla vita del discepolo che deve essere degno di
Gesù, degno del figlio e quindi si fa il lineamento del discepolo. Il
discepolo è, innanzitutto, uno che lo riconosce, lo testimonia, uno
che lo ama più di tutto, uno che sa prendere la sua croce, uno che sa
dare la vita. Questi sono gli aspetti che realizzano la vita.
Diventiamo come il Figlio che testimonia l’amore, che sa farsi carico del peso di questo amore è che sa donare la vita; questo vuol dire
avere la vita, e dopo c’è il finale che parla di accoglienza

 

Mt. 10, 32- 11,1 

25 Giugno 2023 – XI Domenica del T.O. – Anno A

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.

 

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 10,26-33

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Non temere, hai un nido nelle mani del Signore >>>

…. ci soccorre una buona notizia, un grido da rilanciare dai tetti: «Non abbiate paura: voi valete più di molti passeri Voi avete il nido nelle mani di Dio». Voi valete: che bello questo verbo! Per Dio, io valgo. Valgo di più di molti passeri, di più di tutti i fiori del campo, di questa e di tutte le primavere che verranno; valgo per lui di più di quanto osavo sperare. Finita la paura di non contare, di dover sempre dimostrare qualcosa. «Non temere» tu vali di più. Per come sei. Così come sei. Al punto che «ti conta tutti i capelli in capo». Il niente dei capelli: Qualcuno mi vuole bene frammento su frammento, fibra su fibra, cellula per cellula. Per chi ama, niente dell’amato è insignificante, nessun dettaglio è senza emozione.


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Abbiate fiducia, non paura >>>

… I testi biblici della dodicesima domenica dell’Ordinario dell’annata A ci ricordano una verità elementare. Ovvero, che un credente si deve sempre misurare con la paura: la fede, infatti, si intreccia sempre con la paura, seppure con modalità e in forme differenti. Nel passo evangelico odierno (Mt 10,26-33), tratto dal discorso missionario, Gesù ripete più volte, rivolgendolo ai suoi discepoli, l’imperativo “non abbiate paura”. La stessa triplice ripetizione del comando (Mt 10,26.28.31) dice come la paura sia realtà potente e onnipresente. Nella prima lettura (Ger 20,10-13), ci viene presentata la testimonianza di Geremia, che vive il suo ministero circondato da nemici e derisori e che deve ricordarsi delle parole che gli furono rivolte al momento della vocazione: “Tu, stringi la veste ai fianchi, alzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti davanti a loro altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro” (Ger 1,17). Tutto questo ci dice come la paura sia una presenza assidua con cui il credente deve fare i conti. Certo, nei nostri testi biblici si tratta della paura suscitata dalla presenza di nemici, di persecutori, di presenze esterne ostili e minacciose. Sono coloro che vorrebbero zittire Geremia e che lo avversano, lo osteggiano, lo deridono, lo calunniano: sono coloro che vogliono impedirne il ministero, che ne desiderano e cercano la morte e che arriveranno a imprigionarlo. Così come nel brano evangelico sono gli avversari che i discepoli incontreranno nella loro missione. Del resto, come Gesù ha conosciuto opposizioni, accuse, ostilità, odio, così sarà anche per i suoi discepoli: “un discepolo non è da più del suo maestro … Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia” (Mt 10,24.25). …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Non temete

Il senso del brano è chiaro, è impostato sul ritornello: Non
temete, Non temete, Non temete. Il timore e la paura è ciò che
governa le nostre azioni. La paura della morte, l’istinto di
autoconservazione è ciò che controlla ciò che noi facciamo. Se uno
non l’avesse, dovremmo anche preoccuparci. Ma cosa c’è di male in
questo? Una certa paura della morte è giusta per conservare la vita,
però sta di fatto che tutti moriamo, quindi l’aver paura della morte,
sapendo di dover morire, vuol dire vivere tutta la vita nella paura,
cioè non vivere. Vuol dire per tutta la vita vivere nell’angoscia, nella
schiavitù del male, nella schiavitù della morte, quindi nella
disperazione.

Mt. 10, 26-31 

18 Giugno 2023 – XI Domenica del T.O. – Anno A

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, li mandò.

Mt 9,36-10,8

In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù invò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Le sei azioni affidate agli apostoli per il mondo >>>

La missione è duplice: predicare e guarire la vita, o almeno prendersene cura. E il rapporto è sbilanciato, uno a cinque. Cinque opere per guarire, una per narrare. Per proclamare che «Dio è così, si prende cura e guarisce. Dio è vicino a te, con amore”» Forse ci saremmo aspettati una risposta più risolutiva al dolore delle folle, un soccorso più efficiente: perché il Signore soccorre la fragilità dell’uomo con la fragilità di altri uomini, anziché con la sua onnipotenza? Perché Lui interviene per i suoi figli, attraverso gli altri suoi figli. La risposta di Gesù alla sofferenza del mondo sono io. “Dio salva attraverso persone” (R. Guardini). …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Cura e annuncio >>>

Se il brano evangelico liturgico inizia con il v. 36 del capitolo 9 di Matteo, da un punto di vista letterario esso inizia nel versetto immediatamente precedente che riporta un sommario dell’attività quotidiana di Gesù: “Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e curando ogni malattia e ogni infermità” (Mt 9,35). Annunciare il Regno e curare le persone malate, queste le due azioni che contraddistinguono l’attività quotidiana di Gesù nel suo ministero itinerante. Parole e gesti che rivelano la sua persona e che trovano la loro scaturigine nella compassione. È infatti il suo sguardo di compassione che Matteo pone in primo piano come inizio dell’episodio: “Vedendo le folle, ne sentì compassione” (Mt 9,36). E così facendo pone ogni lettore, anche noi ora, oggi, davanti a quello sguardo. Altre tre volte il vangelo secondo Matteo parla della compassione di Gesù.


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Supplicate dunque il Signore della messe

Di cosa ha parlato finora il Vangelo? Ci ha detto chi è Gesù
attraverso il battesimo, le tentazioni; poi ci ha detto cosa dice nel
discorso sulla montagna. Nel battesimo si è comportato da Figlio
facendosi fratello; nel discorso sulla montagna ha proclamato che
Dio è Padre e dobbiamo vivere da figli e da fratelli, e poi, dal
capitolo 8 al 9 abbiamo visto i dieci miracoli. Sono esattamente quei
miracoli che la Parola del Figlio opera in noi. Se noi ascoltiamo la
Parola che ci fa figli, cominciamo a vivere da fratelli e cominciamo a
rinascere uomini nuo

Mt. 9, 35-38 

11 Giugno 2023 – CORPUS DOMINI – Solennità

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire:  Il Corpo di Cristo «lievito di vita»>>>

Che Dio è acqua e pane incamminati verso la tua fame. La mia forza è sapermi cercato, con la mia vita distratta e le risposte che non do; sapermi desiderato è tutta la mia pace. Io vivo di Dio. Ricordati del cammino: dialoga con la storia della tua vita, rimani nella tua sorgente limpida.Il Vangelo oggi ha solo otto versetti, e Gesù a ripetere per otto volte: Chi mangia la mia carne vivrà in eterno. Quasi un ritmo incantatorio, una divina monotonia, nello stile di Giovanni, che avanza per cerchi concentrici e ascendenti, come una spirale; come un sasso che getti nell’acqua e vedi i cerchi delle onde che si allargano sempre più. È il discorso più dirompente di Gesù: mangiate la mia carne e bevete il mio sangue. Un invito che sconcerta amici e avversari, e lui che ostinatamente ne ribadisce, per otto volte, come in otto cerchi, la motivazione, sempre più chiara e diretta: per vivere, semplicemente vivere, per vivere davvero. Altro è vivere, altro è lasciarsi vivere. …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Amore in eccesso >>>

 


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Il pane che io vi darò è la mia carne per la vita del
mondo

La carne e il sangue di Gesù, il suo corpo totalmente donato ai
fratelli, rende visibile quel Dio che è tutto amore e dono di sé :
in lui si celebra l’alleanza nuova e definitiva tra cielo e terra. La
Parola ci presenta questo corpo. Mangiarlo significa conoscerlo
per assimilarlo e diventare come lui, capaci di amare come
siamo amati…

Gv 6, 41- 59  

4 Giugno 2023 – SANTISSIMA TRINITÀ – SOLENNITÀ

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,16-18

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: La Trinità è specchio del senso dell’universo >>>

Per dire la Trinità, Gesù usa nomi di famiglia, di casa, nomi che abbracciano e stringono legami: Padre, Figlio, Spirito buono, alito che fa respirare la vita. La festa della Trinità è l’annuncio che Dio non è in se stesso solitudine, ma comunione, legame, abbraccio. Che ci raggiunge e ci dà il suo cuore plurale.Allora capisco perché la solitudine mi pesa così tanto e mi fa paura: perché è contro la mia natura. Allora capisco perché quando sono con chi mi ama, sto così bene: perché realizzo la mia vocazione. La Trinità è lo specchio del mio senso ultimo, e del senso dell’universo: tutto incamminato verso un Padre fonte di libere vite, verso un Figlio che mi innamora, verso uno Spirito che accende di comunione le nostre solitudini. Anche l’autopresentazione di Dio sul monte Sinai, davanti al suo grande amico Mosè, ha nomi caldi: misericordioso, pietoso, lento all’ira, ricco di grazia e di fedeltà (Es 34,6).   …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Amore in eccesso >>>

Le letture della domenica dopo la Pentecoste offrono alla contemplazione del credente la dimensione trinitaria del Dio di Gesù. Il Dio che è relazione e comunione in se stesso, crea comunione tra i credenti mostrandosi compassionevole, benedicendo, donando. Nella prima lettura (Es 34,4b-6.8-9), dopo il peccato del vitello d’oro, Dio si manifesta una seconda volta ai figli d’Israele scendendo sul Sinai per comunicare loro il suo Nome che lo rivela quale compassionevole e misericordioso, capace di grazia e di perdono. È il Dio che ama, il Dio paziente, il Dio condiscendente, che scende per raggiungere l’uomo nel suo peccato. Il vangelo (Gv 3,16-18) presenta il Dio che ama a tal punto l’umanità da donare il suo Figlio per la salvezza del mondo. Il figlio unico è tutta la vita di un padre, è ciò che egli più ama di tutto ciò che ama: il Dio che dona il Figlio è il Dio mosso da amore folle, il maniakòs éros di cui parlavano i padri greci. Vi è un eccesso nell’amare di Dio e questo eccesso è il Figlio Gesù Cristo. La benedizione presente nella seconda lettura (2Cor 13,11-13) vuole stabilire la presenza amorosa di Dio nella comunità dei cristiani di Corinto. Questi sono pertanto esortati ad accogliere e a lasciar operare tra di loro la grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito santo. …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Chi crede nel Figlio ha vita eterna

Giovanni Battista è il perfetto testimone: non è rivale, ma
amico dello Sposo, che gioisce per lui e di lui. E dà la
testimonianza piena su Gesù: è il Figlio, amato dal Padre, che
comunica a ogni fratello il suo stesso amore. Credere e aderire
a lui è la nostra salvezza. Ci fa diventare ciò che siamo: figli del
Padre e fratelli tra di noi…

Gv 3, 14- 4,3 

28 Maggio 2023 – PENTECOSTE – SOLENNITÀ

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,19-23

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Pentecoste, la sinfonia di linguaggi dello Spirito >>>

Lo Spirito Santo è Dio in libertà. Rifiuto della monotonia. Scelta della sinfonia. Ultima parola, che si offre sempre come nuova, come altra: alla nave come costa, alla terra come nave; al navigante come nostalgia di casa, all’uomo di casa come nostalgia del mare. Dio in libertà. Che fa cose che non t’aspetti. Che dà a Maria un figlio “fuorilegge’”, a Elisabetta un figlio profeta. E a noi dona tutto ciò di cui abbiamo bisogno per dare, a nostra volta, vita, o meglio ancora: per dare alla vita. .  …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: lO SPIRITO E IL CORPO >>>

La solennità della Pentecoste dispone il credente a contemplare l’ultimo dono del Signore Gesù, il suo ulteriore atto di amore dopo i tanti che hanno costellato la sua vita e dopo quell’atto estremo di amore che per Gesù è stata la sua morte. Il Risorto, così come il Crocifisso e come l’uomo Gesù di Nazaret, sempre dona, sempre ama. Cosa fa il Risorto? Dona. Dona lo Spirito. Trasmette la sua vita. Alita sui discepoli il respiro che lo ha fatto vivere, trasmette loro la forza e la dolcezza del suo vivere affinché anch’essi siano capaci di tale forza e di tale dolcezza. E il vangelo (Gv 20,19-23) sottolinea che lo Spirito proviene dal corpo del Risorto. È dal corpo di Cristo, luogo del suo vivere e del suo amare, che il Risorto dona lo Spirito. Il Risorto “mostrò ai discepoli le mani e il fianco” (cf. Gv 20,20): è dal corpo che ha vissuto e amato che procede lo Spirito. Lo Spirito effuso procede dal corpo che porta le ferite dell’amore, provocate dall’amare, perché amare è sempre rischioso, è esporsi, è mostrarsi nella vulnerabilità che è la condizione più radicalmente e autenticamente umana..  …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Come il Padre ha mandato me, così anch’io invio voi

La comunità riconosce il Signore dalle sue ferite, che restano
sempre aperte per accogliere tutti. Da esse scaturisce la gioia
di chi è amato e l’invio ad amare come siamo amati. La
missione della chiesa è la stessa di Gesù, inviato dal Padre
verso i fratelli. Per questo siamo creature nuove, vivificate dal
suo Spirito, che è amore, dono e perdono da offrire a tutti. Se
non perdoniamo, non siamo come lui…

Gv 20, 19-23 

21 Maggio 2023 – ASCENSIONE DEL SIGNORE – SOLENNITÀ

Omelia don Mario Testa >>>

Vangelo

A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 28,16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Gesù se ne va ma resta con noi per sempre >>>

Ascensione: finito il tempo del pane e del pesce attorno al fuoco sulla riva del lago. Finito il tempo dei nomi pronunciati uno per uno, che sulle sue labbra parevano bruciare. L’ascensione è la festa di Lui diversamente presente: Gesù non è andato lontano, ma avanti e nel profondo; non oltre le nubi ma oltre le forme. Se prima era con i discepoli, ora sarà dentro di loro.​L’ultimo suo appuntamento è nella Galilea degli inizi, hanno camminato insieme per tre anni; e se non hanno capito molto, lo hanno però molto amato. E ci sono tutti all’appuntamento sull’ultima montagna. «Andate!». Si è appena fatto trovare e subito li invita a partire, li spinge a pensare in grande, a guardare lontano: apre il mondo, cancella frontiere, li manda a immergersi nell’umano innumerevole.  …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Potenza di una promessa >>>

Gesù, che “è stato assunto fino al cielo” (At 1,11), che il Padre “fece sedere alla sua destra nei cieli” (Ef 1,20) e che da Dio ha ricevuto “ogni potere in cielo e in terra” (Mt 28,18), fa della sua assenza fisica una presenza invisibile, una compagnia nei confronti dei suoi discepoli: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). L’esito del dono della vita per i suoi amici, gli uomini, è l’essere con loro per sempre, in modo misterioso, ma reale.

“Là dove ci ha preceduto la gloria del capo, è chiamata altresì la speranza del corpo”, afferma Leone Magno a proposito dell’Ascensione (Sermo 73,4). E la seconda lettura (Ef 1,17-23) parla espressamente della speranza dischiusa dalla vocazione cristiana, dal Cristo risorto e asceso al cielo (cf. Ef 1,18); speranza escatologica, ma che inserisce pienamente nella storia i cristiani chiamandoli alla testimonianza in forza dello Spirito santo (I lettura: At 1,1-11); speranza retta dalla vicinanza e dalla compagnia del Risorto nei confronti dei discepoli che si vedono così sostenuti nel loro impegno quotidiano di servizio al vangelo (Mt 28,16-20).  …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli

Siamo all’ultimo brano di Matteo, dove ci si racconta
l’esperienza fondamentale, definitiva alla quale il vangelo ci vuole
portare. È quell’esperienza che uno in questi anni di cammino si
accorge di aver fatto e viene formalizzata alla fine. In questo breve
brano, come nel finale di una sinfonia, risuonano riarmonizzati tutti i
temi del vangelo, quindi ci fermeremo con una certa attenzione.
. …

Gv 28, 16-20 

14 Maggio 2023 – VI DOMENICA DI PASQUA – ANNO A

Vangelo

Pregherò il Padre e vi darà un altro Paràclito.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,15-21

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Parola del Signore.


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Nel Dna umano un gene divino >>>

Gesù non detta regole, si fa mendicante d’amore rispettoso e paziente. Entra silenzioso e a piedi nudi nel tessuto più intimo della vita. Non rivendica amore per sé, lo spera. Lo fa con estrema delicatezza, mettendo a capo di tutto un “se”. Il punto di partenza più umile, fragile, fiducioso, paziente: «se mi amate». Nessuna minaccia, nessun ricatto. Puoi accogliere o no, in totale libertà.
Ma amarlo è pericoloso: amore è parola che brucia le labbra se pronunciata male, se suona incoerente. «Se mi amate, osserverete…» un bellissimo automatismo, radice della coerenza: solo se ami, osservi. Che cosa? «I miei comandamenti». Non le tavole di pietra del Sinai, ma il suo, il nuovo, l’unico, la cronaca del suo amore diventata legge: lui che si perde dietro alla pecora perduta, dietro a pubblicani e prostitute e vedove povere, che fa dei bambini i principi del regno, che ama per primo e in perdita. …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Frutto dello Spirito >>>

Prima di passare da questo mondo al Padre, Gesù promette ai suoi discepoli il dono dello Spirito, del Paraclito, ovvero dell’avvocato difensore che proteggerà i discepoli stessi nella lotta che dovranno sostenere in un mondo ostile (Gv 14,15-21); questo Spirito guida la presenza cristiana nel mondo sulla via della mitezza e del rispetto degli “altri”, i non-credenti (1Pt 3,15-18) e accompagna la predicazione degli apostoli che dà vita a nuove comunità cristiane (At 8,5-8.14-17).

Il brano degli Atti degli Apostoli mostra che la nascita della chiesa in Samaria procede dall’annuncio di Cristo (“Filippo annunciò loro il Cristo”: At 8,5) e dalla discesa dello Spirito (“Pietro e Giovanni imposero loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito santo”: At 8,17). Il rapporto di collaborazione e fiducia tra chiesa madre di Gerusalemme (cf. At 8,14) e la nascente comunità in Samaria dice come la parola del vangelo e lo Spirito santo superano le barriere culturali, le divisioni religiose e gli odi atavici: tra Giudei e Samaritani, infatti, non intercorrevano rapporti (cf. Gv 4,9) a seguito di una storia antica che estendeva nel tempo i suoi strascichi di diffidenza e incomunicabilità. I frutti della resurrezione si misurano anche nella capacità di superare le rivalità trovando unità e comunione in Cristo. …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola

Amare Gesù significa vivere come lui, nell’amore del Padre e
dei fratelli. Andandosene da noi Gesù non ci lascia orfani: ci
manda il suo Spirito, che ci permette di amare come lui. Se
prima era con noi e presso di noi, d’ora in poi sarà in noi. Chi
ama è dimora dell’amato: lo porta nel cuore, come sua vita.
Noi da sempre siamo in Dio, che ci ama di amore eterno; se lo
amiamo, anche lui è in noi come noi in lui. …

Gv 14, 15-22 

7 Maggio 2023 – V DOMENICA DI PASQUA – ANNO A

 

Vangelo  Gv 14, 1-12
Io sono la via , la verità e la vita.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».


rmes Maria Ronchi, su Avvenire: Camminiamo sulle orme di Gesù verso il Padre >>>

Signore, non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via? Gesù non risponde: «io “conosco bene” la strada e adesso ve la descrivo e poi vi passo le coordinate»; dice invece: «Guardami Tommaso, sono io la via».

La strada verso Dio, verso il cuore caldo della vita, è la vita di Cristo. Guardi Gesù, come vive, come si commuove e tocca, come va incontro, come muore, e capisci Dio e la vita. E se voglio entrare in quel mistero metterò i miei passi sui suoi passi, preferirò coloro che lui preferiva, rinnoverò con le mie le sue scelte, mi muoverò solo dietro alla sua stella polare. J, Maritain mette in bocca a Gesù questo invito: «Non cercatemi in un luogo, ma là dove amo e sono amato». …


Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Vedere il Figlio per vedere il Padre >>>

Il Cristo risorto e salito al Padre (vangelo: Gv 14,1-12) è il fondamento dell’edificio spirituale che è la chiesa (seconda lettura: 1Pt 2,4-9): è in riferimento a lui, con la preghiera che guida il discernimento, che i credenti affrontano i problemi della comunità cristiana cercando di far regnare il suo spirito nella vita della comunità (prima lettura: At 6,1-7). Il vangelo afferma che Gesù è l’umanità di Dio, che il volto divino che nessuno poteva vedere, pena la morte (“nessun uomo può vedermi e restare vivo”: Es 33,20), ora può essere contemplato nel volto di Gesù di Nazaret: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14,9), dice Gesù a Filippo. Vedere il volto di Dio e pronunciarne il nome sono interdetti nell’AT, perché significano impossessarsi di Dio, avere un potere su di lui, governare Dio e usarlo per i propri fini. Significano cioè divenire idolatri. Il passaggio spirituale che la fede deve fare attraverso l’umanità di Gesù è la salvaguardia dall’idolatria. Il senso profondo dell’impoverimento di Dio, del suo abbassamento, della sua gloriosa kenosi, del suo libero lasciare i privilegi divini, del suo presentarsi come uomo tra gli uomini, del suo mostrarsi nel volto del rabbi Gesù di Nazaret, apre per l’uomo la strada alla fuoriuscita dall’idolatria. O almeno, è l’indicazione del percorso che porta alla liberazione dall’assolutizzazione del penultimo, dalla brama di possesso, dalla tirannia dell’ego. Siamo di fronte allo straordinario cristiano: Dio nel volto di un uomo. Anzi, all’ossimoro cristiano: Dio? L’umanità di Gesù di Nazaret. Per vedere Dio occorre seguire l’uomo Gesù. Il Cristo risorto è il fondamento della chiesa, e anch’essa, fondata sull’ossimoro della rivelazione cristiana, si presenta nella seconda lettura come un ossimoro: voi siete “pietre vive” (1Pt 2,5). Pietre, ma viventi. Che poi il Cristo risorto sia “pietra scartata dai costruttori, ma scelta da Dio e divenuta pietra angolare” (1Pt 2,7), è importante per quanti si trovano a vivere “vite di scarto”, a essere rigettati ai margini della società o del mondo o del loro gruppo o della chiesa. Dio sceglie ciò che nel mondo è disprezzato e insignificante, sceglie “la spazzatura del mondo” (1Cor 4,12) per confondere i costruttori mondani e le loro costruzioni che si reggono su criteri di efficienza e performatività, che richiedono conformismo e omologazione, che vogliono che le pietre siano morte e non vive. Una pietra viva, fedele eco del Crocifisso Risorto, è un ossimoro intollerabile per la razionalità mondana e abbisogna di essere scartata. ….


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)

Non sia turbato il vostro cuore

Siamo turbati per l’assenza di Gesù. Lui, nel suo stare con noi,
ci ha mostrato il Padre e ci ha aperto il cammino verso di lui;
ora, con il suo andarsene in questo modo, ci dà la forza di
seguirlo. Chi crede in lui, trova la via del ritorno a casa:
partecipa alla sua vita di Figlio e conosce la verità di Dio come
Padre..

Gv 14, 1-7