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Giovedì 6 Gennaio 2022 – EPIFANIA DEL SIGNORE – Solennità

Omelia di don Bernard Tondé, Santa Messa del 6 Gennaio ore 18.00 >>>

(Vangelo – Annuncio del giorno di Pasqua – Omelia)

Vangelo

Siamo venuti dall’oriente per adorare il re.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 2,1-12

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.


Dopo la lettura del Vangelo, il diacono o il sacerdote, o anche un cantore,

può dare l’annunzio del giorno della Pasqua.

  
Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno.
Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza.
Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua il 17 aprile 2022.
In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte.

Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi:
Le Ceneri, inizio della Quaresima, il 2 marzo 2022. 
L’Ascensione del Signore, il 29 maggio 2022. 
La Pentecoste, il 5 giugno 2022. 
La prima domenica di Avvento, il 27 novembre 2022.

Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli Apostoli, dei Santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore.

A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei secoli. Amen.

Sabato 1 Gennaio 2022 – MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO – Solennità.

Vangelo

I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,16-21

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.


31 DICEMBRE 2021

“TUTTO CONCORRE AL BENE PER COLORO CHE AMANO DIO” – Rm. 8, 28

Discorso del Parroco, don Mario Testa, di Fine Anno 2021 >>>

 


1 GENNAIO 2021

Omelia di don Mario Testa, Santa Messa del 1 Gennaio ore 11.00 >>>

25 Dicembre 2021 – Natale del Signore

Omelia di don Mario Testa >>>

Vangelo

Oggi è nato per voi il Salvatore.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,1-14

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: È in casa che si impara l’arte d’amare, di essere felici >>>

Nascita di Giovanni Battista.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,57-66


Luciano Manicardi, monastero di Bose: La gioia del vangelo >>>

… Il vangelo contiene una notazione originale e inconsueta. Se spesso il Nuovo Testamento afferma che Cristo è morto per noi, è morto e risorto per noi uomini, se spesso si dice che egli ha vissuto per gli altri, ha amato, ha incontrato, ha curato, ha guarito, ha perdonato, qui si dice che egli è nato per noi: “Oggi è nato per voi”. Perfino la nascita di colui che Bonhoeffer chiamava “l’uomo per gli altri” è posta dai vangeli sotto il segno della dedizione, del donarsi, dello spendersi, dell’essere non per sé, ma per altri. La nascita, evento che sfugge a ogni determinazione e volontà di colui che nasce, è colta come evento per, come evento che ha dei destinatari. È come se fin dalla nascita Gesù fosse strappato all’egocentrismo, al per sé, e destinato alla vita di altri, a dare pienezza di vita ad altri. E forse, nella nascita di Gesù vi è il segreto di ogni nascita e di ogni vita: ovvero che la gioia, e ancor prima il senso, nasce dallo spendersi per altri gratuitamente, senza attendere contraccambi e riconoscimenti, ma contenti del proprio essere per altri senza visibilità, come è senza visibilità esteriore la vita nascosta con Cristo in Dio. Chi nasce per altri è libero da sé. E questo è anche il senso del concepimento ad opera dello Spirito santo: perché lo Spirito nulla fa da sé e per sé, ma ciò che compie lo fa solo nello spazio dell’obbedienza e della fiducia. Chi è libero da sé è anche libero dalle tentazioni della rivendicazione come della vendetta, perché non ha nulla da difendere, nulla da pretendere, nulla da nascondere. La gioia ha dunque questa prima fondamentale caratteristica: vivere non per sé, ma per gli altri. …

Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html

È nato oggi per voi il Salvatore.
L’imperatore celebra con il censimento il suo potere: è grande,
affascinante e terribile. Ha in mano tutti gli uomini, a sua
disposizione.
Oggi anche Dio celebra il suo potere.
È piccolo, fasciato e tremante. Si mette nelle mani di tutti, a
loro disposizione.
Se uno lo accoglie così com’è, nasce oggi per lui il Salvatore.

 

19 Dicembre 2021 – IV Domenica di Avvento

Omelia di don Mario Testa >>>

Vangelo

A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,39-45

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Elisabetta e Maria, così è l’arte dell’incontro >>>

… Maria si mise in viaggio in fretta. Appena partito l’angelo, anche lei vola via da Nazaret. Il suo cammino sembra ricalcare a ritroso le orme che Gabriele ha lasciato nell’aria per giungere da lei: «gli innamorati volano» (santa Camilla Battista da Camerino).
Appena giunta in quella casa di profeti, Maria si comporta come Gabriele con lei. «Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta»: angelo di un lieto annunzio, che il bimbo nel grembo della madre percepisce subito, con tutto se stesso, come una musica, un appello alla danza, una tristezza finita per sempre: «il bambino ha sussultato di gioia» . Il Santo non è più al tempio, è lì, nella carne di una donna, «dolce carne fatta cielo» (M. Marcolini). . …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Nel corpo di una donna >>>

…La IV domenica di Avvento dell’annata C presenta come vangelo il testo della cosiddetta “visitazione”, l’incontro di Maria ed Elisabetta narrato solo nel terzo vangelo. Mentre ormai ci si avvicina alla celebrazione del Natale, questo brano evangelico ci ricorda che il mistero dell’incarnazione non è riducibile all’evento puntuale della nascita. Come ogni uomo, Gesù è portato nel seno di una donna, abita per nove mesi nel grembo di Maria e tale grembo è sua casa, suo cibo, sua vita. Il venire al mondo è anzitutto l’esserci nel corpo di un altro: per Gesù (come per ogni umano) il corpo di una donna è il suo primo mondo. Noi avveniamo nel corpo di una donna.

Andando da Elisabetta è come se Maria volesse incontrarsi con se stessa incontrando l’altra donna, volesse guardarsi allo specchio guardando Elisabetta, tanta è l’analogia – pur nelle differenze – tra le due donne e le due vicende. Là una sterile divenuta feconda, qui una vergine che non ha relazioni con uomo e a cui viene annunciato un figlio. Non a caso Maria parte da sola. Nessuna menzione di Giuseppe, a differenza delle tradizioni presenti nel vangelo secondo Matteo, dove il viaggio di Maria in Egitto è sempre insieme a Giuseppe (Mt 2,13-23). Ciò che la muove e ciò a cui va incontro riguarda lei nel più intimo della sua interiorità, della sua persona. Il silenzio e la solitudine sono i sigilli di questa avventura interiore. L’obbediente Maria non può che restare nel silenzio e nella solitudine dopo ciò che è avvenuto in lei. Non può che custodire nel segreto il mistero che l’ha investita, ma ha anche bisogno di conferme. E il testo dice che Maria parte in fretta (Lc 1,39): ciò che la muove ormai è un’urgenza, un bisogno impellente, più suo che di Elisabetta stessa.

.….


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html

Beata colei che ha creduto.
Maria, subito dopo aver detto “sì” a Dio, si mette al servizio al prossimo.
L’incontro tra le due cugine, che portano in grembo l’ultimo dei profeti e il Figlio di
Dio, rappresenta l’incontro tra Antico e Nuovo Testamento…

12 Dicembre 2021 – III Domenica di Avvento – GAUDETE

Omelia di don Mario Testa >>>

Vangelo

E noi che cosa dobbiamo fare?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 3,10-18

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

 


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Le tre regole indicate da Giovanni per cambiare >>>

… Niente di straordinario. Giovanni non dice “lascia tutto e vieni nel deserto”; semplici cose fattibili da chiunque: non accumulare; se hai, condividi; non rubare e non usare violenza. Il brano si conclude con Giovanni che alza lo sguardo: Viene uno più forte di me e vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. È il più forte non perché si impone e vince, ma perché è l’unico che parla al cuore, l’unico che “battezza nel fuoco”. Ha acceso milioni e milioni di vite, le ha accese e le ha rese felici. Questo fa di lui il più forte. E il più amato.. …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Il coraggio di una domanda >>>

…Ciò che unifica le tre categorie è la domanda. Giovanni assomiglia alla sentinella che nella notte intravede il sorgere dell’alba messianica e si rivolge a chi lo interpella dicendo. “Se volete domandare, domandate, convertitevi, venite” (Is 21,12). Qui folle, soldati e pubblicani vengono, domandano e sono invitati a conversione con richieste precise. La conversione può iniziare con il coraggio di una domanda. O, almeno, di ciò che una domanda significa. Riconoscendo cioè di avere una carenza e riconoscendolo davanti a un altro a cui ci si rimette e da cui si attende una parola, un’indicazione di via. La conversione inizia con la presa di coscienza della propria condizione reale, che è condizione di distanza rispetto alle esigenze evangeliche..….


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html

Preparate la via del Signore. Cosa dobbiamo fare?
Giovanni Battista è il profeta che ci prepara ad accogliere il
Signore: chiede la conversione dai peccati e annuncia di
preparare la via del ritorno dall’esilio. Egli incarna le condizioni
necessarie per incontrare Gesù: realizza i desideri di giustizia,
di libertà e di fraternità, sintesi di tutto il messaggio biblico.
Convertirsi a Dio come Padre è aver cura del fratello. Tutti
siamo chiamati a condividere con gli altri ciò che abbiamo: se
non viviamo da fratelli, non accettiamo Dio come Padre. Chi ha
responsabilità pubbliche non deve imbrogliare; i militari poi
devono favorire la pace e non fare violenza. …

 

8 Dicembre – IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA – Solennità

Vangelo

Ecco, concepirai un figlio e lo darai alla luce.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1, 26-38

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
E l’angelo si allontanò da lei.

5 Dicembre 2021 – II Domenica di Avvento

Omelia di don Mario Testa >>>

Vangelo

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 3,1-6

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Giovanni, il profeta raggiunto dalla Parola >>>

Una pagina solenne, quasi maestosa, dà avvio a questo Vangelo. Da un luogo senza nome il racconto si lancia fino al cuore dell’impero romano, sconfina dal Giordano fino al trono di Tiberio Cesare. Il Vangelo attraversa le frontiere politiche, sociali, etniche, religiose, per introdurre Gesù, l’uomo senza frontiere, l’asse attorno al quale ruotano i secoli e i millenni, mendicanti e imperatori. Traccia la mappa del potere politico e religioso, e poi, improvvisamente, introduce il dirottamento: nell’anno 15° dell’impero di Tiberio Cesare, la parola di Dio venne… su chi? Sull’imperatore? Sul sommo sacerdote? Su un piccolo re? Su nessuno di questi, ma su di un giovane, un asceta senza tetto, che viveva mangiando il nulla che il deserto gli offriva: insetti e miele faticoso. La Parola di Dio vola via dal tempio, lontano dalle stanze del potere, e raggiunge un povero nel deserto, amico del vento senza ostacoli, del silenzio vigile, dove ogni sussurro raggiunge il cuore. La parola discese a volo d’aquila sopra Giovanni, figlio di Zaccaria nel deserto. La nuova capitale del mondo è un luogo senza nome, nelle steppe di Giuda. …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Il deserto e la Parola >>>

Preparare la venuta del Signore, questo il messaggio della seconda domenica di Avvento. Ma preparare la venuta del Signore significa prepararsi. Immagine di questa preparazione è Giovanni Battista. Il testo odierno non parla ancora in dettaglio della predicazione di Giovanni, ma si limita a presentare Giovanni stesso. E a presentarlo nella solitudine. Giovanni prepara la venuta del Signore e si prepara ad accogliere il Veniente abitando la solitudine. Il testo di Luca accentua questa dimensione. Si evoca lo scenario della grande storia con i suoi protagonisti politici e religiosi obbligando il lettore a un enorme allargamento dello sguardo, ma poi l’attenzione si concentra sull’invisibile parola di Dio, sul minuscolo deserto della Giudea, sulla persona di Giovanni e sul libro delle Scritture, sulla profezia di Isaia citata molto più estesamente che in Marco (1,2-3) e in Matteo (3,3). La descrizione lucana presenta Giovanni come situato in un luogo, un deserto, e accanto a un libro, uno scritto: “come sta scritto nel libro (en biblío) degli oracoli del profeta Isaia” (Lc 3,4). Marco e Matteo sottolineano il cibo e il vestito di Giovanni, mentre Luca si attiene a ciò che viene ancora prima e che è più fondamentale ancora di queste due dimensioni pure basilari ed essenziali. Il luogo e il libro. La descrizione della cella di Antonio del deserto con cui Gustave Flaubert inizia il suo racconto La tentazione di sant’Antonio dice: “Si trova nella Tebaide, in vetta a una montagna a forma di mezza luna chiusa da macigni. La capanna dell’eremita è in fondo. È fatta di fango e canne, senza porte. Dentro vi si distingue una brocca con un pane nero, in mezzo, su una mensola in legno, un libro”. La cella e il libro, il libro della Scrittura, la cella e il vangelo: ovvero i luoghi per vivere la solitudine, per abitarla e renderla feconda. E preparare così se stessi alla venuta del Signore.….


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html

Preparate la via del Signore. Cosa dobbiamo fare?
Giovanni Battista è il profeta che ci prepara ad accogliere il
Signore: chiede la conversione dai peccati e annuncia di
preparare la via del ritorno dall’esilio. Egli incarna le condizioni
necessarie per incontrare Gesù: realizza i desideri di giustizia,
di libertà e di fraternità, sintesi di tutto il messaggio biblico.
Convertirsi a Dio come Padre è aver cura del fratello. Tutti
siamo chiamati a condividere con gli altri ciò che abbiamo: se
non viviamo da fratelli, non accettiamo Dio come Padre. Chi ha
responsabilità pubbliche non deve imbrogliare; i militari poi
devono favorire la pace e non fare violenza. …

28 Novembre 2021 – I Domenica di Avvento

Omelia don Bernard Tondé >>>

Vangelo

La vostra liberazione è vicina.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 21,25-28.34-36

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Se non alzi il tuo capo non vedrai l’arcobaleno >>>

Ricomincia da capo l’anno liturgico, quando ripercorreremo un’altra volta tutta la vita di Gesù. L’anno nuovo inizia con la prima domenica d’Avvento, il nostro capodanno, il primo giorno di un cammino (quattro settimane) che conduce a Natale, che è il perno attorno al quale ruotano gli anni e i secoli, l’inizio della storia nuova, quando Dio è entrato nel fiume dell’umanità. Ci saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per ciò che dovrà accadere. Il Vangelo non anticipa la fine del mondo, racconta il segreto del mondo: ci prende per mano e ci porta fuori, a guardare in alto, a sentire il cosmo pulsare attorno a noi; ci chiama ad aprire le finestre di casa per far entrare i grandi venti della storia, a sentirci parte viva di una immensa vita. Che patisce, che soffre, ma che nasce. Il mondo spesso si contorce come una partoriente, dice Isaia, ma per produrre vita: è in continua gestazione, porta un altro mondo nel grembo. …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Dramma e speranza >>>

La prima domenica di Avvento ci fa entrare in un nuovo anno liturgico (l’annata liturgica C) in cui la pericope evangelica domenicale è tratta dal vangelo secondo Luca. Vangelo che, a differenza di tutti gli altri, costituisce la prima parte di un’unica opera la cui seconda parte è consiste negli Atti degli Apostoli, che potremmo definire “la prima storia del cristianesimo”. Costruendo questo complesso Luca ha voluto mostrare che la vita della Chiesa (di cui gli Atti narrano la nascita con la Pentecoste e poi i primi passi soprattutto attraverso le figure di Pietro e Paolo) è radicata in Cristo e trova in lui il suo centro di gravità. Non a caso, gli Atti iniziano riassumendo così il terzo vangelo: “Nel primo racconto, o Teofilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito santo” (At 1,1-2). Il vangelo lucano contiene dunque “ciò che Gesù fece e insegnò”. E tra gli insegnamenti di Gesù vi è il discorso escatologico, il discorso sulle cose ultime, da cui è tratta la pericope della I domenica di Avvento (Lc 21,25-28.34-36).

Nel suo discorso escatologico, Gesù spiega che la distruzione del tempio non è segno della fine del mondo (Lc 21,5-9), ma inizio dei “tempi delle genti” (Lc 21,24), che sono i tempi della storia, tempi che avranno fine con la venuta del Figlio dell’uomo. Luca accenna appena alla parusia (“Allora vedranno il Figlio dell’Uomo venire su una nube con grande potenza e gloria”: Lc 21,27), mentre mostra piuttosto le reazioni degli uomini a questo evento escatologico. L’accento è sulla storia che è il luogo in cui il credente è chiamato a sperare vigilando e pregando in mezzo a tribolazioni. La venuta gloriosa del Signore è vista da Luca nelle reazioni che produce sugli uomini: il dramma escatologico è un dramma umano, storico, esistenziale. Eventi catastrofici nella natura e nella storia, in cielo e in terra, che saranno motivo di angoscia e smarrimento, di attesa ansiosa, di paura e morte per tanti uomini, per i credenti potranno essere il segno dell’avvicinarsi della salvezza. “Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (Lc 21,28). Alzare il capo significa anche “alzare gli occhi” e vedere ciò che a molti resta invisibile: la salvezza che avanza tra le tribolazioni storiche, il Regno che emerge da dietro le macerie della storia, la promessa del Signore che resta salda anche nell’accumularsi delle rovine “sulla terra” (Lc 21,25). Nessun pessimismo, nessun far coincidere le catastrofi naturali e storiche, per quanto devastanti, le guerre, le pandemie, le crisi ecologiche con la fine del mondo, ma anche nessun cinismo, nessuna fuga dai dolori e dalle assurdità del reale per rifugiarsi in una visione spiritualistica o ingenuamente ottimista….


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html

Attenti a voi stessi.
Nella notte del mondo, invece di chiudere gli occhi e stordirci,
siamo invitati a essere vigili e sobri, sapendo che viene il
giorno

Tutti abbiamo paura della morte e della fine del mondo.
Sappiamo però che la nostra vita e la nostra storia
hanno come fine l’incontro con il Figlio dell’uomo che ci
ama e ha vinto la morte. Le difficoltà della lotta contro il
male non sono motivo di scoraggiamento, ma di
speranza: stiamo seguendo il suo cammino di croce e di
gloria.

Lc 21,25-28  Lc 22,31-38

Domenica 21 Novembre 2021 – XXXIV – NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO – ANNO B – Solennità

Omelia di don Mario Testa >>>

Vangelo

Tu lo dici: io sono re.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 18,33b-37

In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: È l’amore disarmato che cambia il mondo >>>

Pilato, l’uomo che detiene il maggior potere in Gerusalemme, e il giovane rabbi disarmato: l’uno di fronte all’altro, di fronte alla storia del mondo.
Tu sei il re dei giudei? Possibile che quel galileo dallo sguardo limpido e diritto sia a capo di una rivolta, che ne nasca un pericolo per Roma? No, quell’uomo inerme è un pericolo per i complotti del sinedrio, per i giochi dei politici: ti hanno consegnato a me, vogliono ucciderti. Cosa hai fatto? Gesù mi commuove con il suo coraggio, con la sua statura interiore, mentre fa alzare sul pretorio un vento regale di libertà e fierezza.

E adesso apre il mondo di Pilato, lo dilata, fa irrompere un’altra dimensione, un’altra latitudine del cuore: il mio regno non è di questo mondo, dove si combatte, si fa violenza, si abusa, si inganna, ci si divora. Nel mio regno non ci sono legioni, né spade, né predatori. Per i regni di quaggiù, per il cuore di quaggiù, l’essenziale è vincere, nel mio Regno la cosa più importante è servire. Il mio regno appartiene ai poveri, ai limpidi, ai liberi, agli artigiani della pace e della giustizia… Sono venuto per far sorgere i re di domani tra i piccoli di oggi. «Sono venuto nel mondo, per testimoniare un’altra verità». …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Testimonianza e confessione di fede >>>

… Di fronte all’affermazione di Gesù di essere venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità” (Gv 18,37), la risposta di Pilato – perché di risposta si tratta ben più che di vera domanda – è: “Che cos’è la verità?” (Gv 18,38). È talmente vero che quella non è una domanda che Pilato nemmeno aspetta una risposta, ma subito esce verso i Giudei (v. 38). Quel “che cos’è la verità?” è dichiarazione di disinteresse, di cinismo: la verità non è di sua competenza ed è assolutamente irrilevante per lui. E così Pilato, che pure per tre volte ripeterà che “non trova in Gesù alcuna colpa” (Gv 18,38; 19,4.6), arriverà anche lui a fare il male condannando una persona innocente: paura di perdere il potere, paura di mettersi contro Cesare, paura di inimicarsi i Giudei, lo condurranno a fare ciò che è contrario a ciò che pensa e sente. E così Pilato attuerà il più grande, grave e vero tradimento che un uomo possa fare: tradire se stesso. Tradire la propria verità. La propria coscienza.. …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html

Gioisci, Re dei Giudei

E la festa di Cristo Re nella Chiesa è stata istituita molto di
recente, durante il fascismo, il nazismo e lo stalinismo. Per dire una
cosa molto semplice: che il vero re è molto diverso da quello che
conosciamo. Allora si usava la parola “re” perché la Chiesa è una
istituzione molto vecchia e le parole le cambia molto dopo; il re è
chi detiene il potere, il governo; oggi si farebbe la festa del
presidente. Chi è il presidente? Cristo è il presidente, dato che i re
sono solo i quattro di carte ormai, la regina di Inghilterra e pochi
altri.
Per dire, in fondo qual è il potere di verità che Gesù vuole
portare.
E il tema sarà quello della regalità, della regalità sua che non è
da questo mondo, è in questo mondo. È una regalità che non usa la
violenza, è una regalità che invece usa la verità. E il modo di
concepire la regalità o il potere, che è la stessa cosa, dipende dal
modo che abbiamo di concepire Dio e l’uomo. Se Dio è il padrone
che tiene in mano tutto e tutti, l’uomo riuscito è quel padrone che
riesce a mettere le mani su tutto e su tutti, distruggendo tutto.

         Gv 18,33-38 

Domenica 14 Novembre 2021 – XXXIII del T.O.

Omelia di don Mario Testa >>>

Vangelo

Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 13,24-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».


Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Dio è vicino alle porte. Viene come un abbraccio >>>

In quei giorni, il sole si oscurerà, la luna si spegnerà, le stelle cadranno dal cielo… L’universo è fragile nella sua grande bellezza, ma “quei giorni” sono questi giorni, questo mondo si oscura con le sue 35 guerre in corso, la terra si spegne avvelenata, sterminate carovane umane migrano attraverso mari e deserti… Ti sembra un mondo che affonda, che va alla deriva? Guarda meglio, guarda più a fondo: è un mondo che va alla rinascita.

Gesù ama la speranza, non la paura: dalla pianta di fico imparate: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Gesù ci porta alla scuola delle piante, perché le leggi dello spirito e le leggi profonde della realtà coincidono. Ogni germoglio assicura che la vita vince sulla morte. …


Luciano Manicardi, monastero di Bose: Imparare dal creato >>>

Nello spazio spirituale l’attesa si declina anche come resistenza, ovvero come forza nelle tribolazioni e nelle avversità della storia, come lotta; come pazienza, cioè come capacità di vivere l’incompiutezza e l’inadeguatezza che riscontriamo nel quotidiano, in noi, negli altri, nella comunità, nella chiesa, pazienza che è anche capacità di soffrire e patire nel supportare gli altri, nell’attendere i loro tempi, nel perdonarli e nel lasciarsi perdonare; poi come perseveranza, cioè come rifiuto di apostatare, di abbandonare nei momenti bui, di rimanere incassando la testa fra le spalle nei momenti difficili, di dare durata al tempo della propria sequela, di reggere la dura prova del tempo che passa senza cadere nel cinismo o nella sfiducia o nella disperazione; poi ancora come fede che crede le cose invisibili come più salde e sicure di quelle visibili; e anche infine come speranza che intravede il futuro e consente di camminare nell’oggi, di reggere il peso dell’oggi. La speranza ha il suo effetto sul presente consentendo la vita oggi. Dice Paolo: “Sperare quel che non vediamo, significa attenderlo con costanza” (Rm 8,25). Per patientiam expectamus. L’attesa paziente diviene persino motivo di beatitudine secondo il libro di Daniele: “Beato chi attenderà con pazienza” (Dn 12,12). …


Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html

Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire nelle nubi

 

La fine del mondo non è la distruzione di tutto, ma l’incontro di
noi tutti con il Figlio dell’uomo. Egli è il Signore che perdona, lo
Sposo che ci ama, il Signore del sabato: è colui che si mette
nelle nostre mani e tutto ci dona, fino a dare la vita per noi

     Mc 13,24-27