Omelia di don Mario Testa >>>
Vangelo
Tu lo dici: io sono re.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 18,33b-37
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: È l’amore disarmato che cambia il mondo >>>
Pilato, l’uomo che detiene il maggior potere in Gerusalemme, e il giovane rabbi disarmato: l’uno di fronte all’altro, di fronte alla storia del mondo.
Tu sei il re dei giudei? Possibile che quel galileo dallo sguardo limpido e diritto sia a capo di una rivolta, che ne nasca un pericolo per Roma? No, quell’uomo inerme è un pericolo per i complotti del sinedrio, per i giochi dei politici: ti hanno consegnato a me, vogliono ucciderti. Cosa hai fatto? Gesù mi commuove con il suo coraggio, con la sua statura interiore, mentre fa alzare sul pretorio un vento regale di libertà e fierezza.
E adesso apre il mondo di Pilato, lo dilata, fa irrompere un’altra dimensione, un’altra latitudine del cuore: il mio regno non è di questo mondo, dove si combatte, si fa violenza, si abusa, si inganna, ci si divora. Nel mio regno non ci sono legioni, né spade, né predatori. Per i regni di quaggiù, per il cuore di quaggiù, l’essenziale è vincere, nel mio Regno la cosa più importante è servire. Il mio regno appartiene ai poveri, ai limpidi, ai liberi, agli artigiani della pace e della giustizia… Sono venuto per far sorgere i re di domani tra i piccoli di oggi. «Sono venuto nel mondo, per testimoniare un’altra verità». …
Luciano Manicardi, monastero di Bose: Testimonianza e confessione di fede >>>
… Di fronte all’affermazione di Gesù di essere venuto nel mondo “per dare testimonianza alla verità” (Gv 18,37), la risposta di Pilato – perché di risposta si tratta ben più che di vera domanda – è: “Che cos’è la verità?” (Gv 18,38). È talmente vero che quella non è una domanda che Pilato nemmeno aspetta una risposta, ma subito esce verso i Giudei (v. 38). Quel “che cos’è la verità?” è dichiarazione di disinteresse, di cinismo: la verità non è di sua competenza ed è assolutamente irrilevante per lui. E così Pilato, che pure per tre volte ripeterà che “non trova in Gesù alcuna colpa” (Gv 18,38; 19,4.6), arriverà anche lui a fare il male condannando una persona innocente: paura di perdere il potere, paura di mettersi contro Cesare, paura di inimicarsi i Giudei, lo condurranno a fare ciò che è contrario a ciò che pensa e sente. E così Pilato attuerà il più grande, grave e vero tradimento che un uomo possa fare: tradire se stesso. Tradire la propria verità. La propria coscienza.. …
Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html
Gioisci, Re dei Giudei
E la festa di Cristo Re nella Chiesa è stata istituita molto di
recente, durante il fascismo, il nazismo e lo stalinismo. Per dire una
cosa molto semplice: che il vero re è molto diverso da quello che
conosciamo. Allora si usava la parola “re” perché la Chiesa è una
istituzione molto vecchia e le parole le cambia molto dopo; il re è
chi detiene il potere, il governo; oggi si farebbe la festa del
presidente. Chi è il presidente? Cristo è il presidente, dato che i re
sono solo i quattro di carte ormai, la regina di Inghilterra e pochi
altri.
Per dire, in fondo qual è il potere di verità che Gesù vuole
portare.
E il tema sarà quello della regalità, della regalità sua che non è
da questo mondo, è in questo mondo. È una regalità che non usa la
violenza, è una regalità che invece usa la verità. E il modo di
concepire la regalità o il potere, che è la stessa cosa, dipende dal
modo che abbiamo di concepire Dio e l’uomo. Se Dio è il padrone
che tiene in mano tutto e tutti, l’uomo riuscito è quel padrone che
riesce a mettere le mani su tutto e su tutti, distruggendo tutto.