Omelia don Mario Testa, Domenica 23 10 2022, Lc. 18, 9-14 >>>
Vangelo
Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 18,9-14
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Pregare è dare del “tu” a Dio e dimenticare se stessi >>>
…. Pregare è dare del tu a Dio. Ringraziando perché il centro della fede non è mai ciò che io faccio o non faccio per Dio, ma ciò che Lui fa per me. A ben guardare, quello che il fariseo adora non sono altro le norme della legge. Il dio a cui presta il suo culto è la regola. In realtà, i precetti della legge, dicono i rabbini, sono come la siepe che costeggia la strada, servono per non sbagliare strada, per non perdere la direzione, ma Dio non è la siepe: Lui è in fondo alla strada come un mondo che si apre, un abbraccio caldo, un oceano creativo, onda di luce e di pace. …
Luciano Manicardi, Monastero di Bose: Intime presunzioni >>>
Come già il vangelo di domenica scorsa, anche quello della XXX domenica del tempo Ordinario (Lc 18,9-14) contiene un insegnamento sulla preghiera. Insegnamento affidato alla parabola del fariseo e del pubblicano al tempio, un testo presente soltanto nel terzo vangelo. Se Luca aveva specificato il fine per cui Gesù aveva raccontato la parabola della vedova insistente e del giudice iniquo (la necessità della preghiera perseverante: Lc 18,1), questa viene invece narrata avendo di mira dei destinatari precisi: “Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri” (Lc 18,9). Alla luce di Lc 16,15 in cui Gesù si rivolge ai farisei qualificandoli come coloro che “si ritengono giusti davanti agli uomini”, si può pensare che il più diretto “bersaglio” della parabola siano appunto i farisei, ma l’atteggiamento preso di mira nella parabola è una stortura religiosa che si verifica ovunque e abita anche le comunità cristiane, ed è certamente a questi destinatari che pensa Luca scrivendo il suo vangelo. È importante precisare questo per evitare letture caricaturali dei farisei e anche apertamente antisemite che purtroppo non sono mancate nella spiritualità cristiana anche nella lettura di questa parabola. ….
Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html)
Due uomini salirono al tempio per pregare
Se la prima caratteristica della preghiera è la fede, la seconda è
l’umiltà. Senza fede la preghiera si spegne, senza umiltà
degenera in presunzione. La preghiera orgogliosa, propria di
chi si ritiene giusto, è un peccato. La preghiera umile, proprio
del peccatore, ci rende giusti