Omelia don Mario Testa >>>
Vangelo
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
Gv 6,41-51
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Ermes Maria Ronchi, su Avvenire: Così Gesù è pane di vita e forza d’attrazione >>>
…. Gesù ha in sé un portato che è oltre. Qualcosa che vale per tutta la realtà: c’è una parte di cielo che compone la terra; un oltre che abita le cose; il nostro segreto non è in noi, è oltre noi. Come il pane, che ha in sé la polvere del suolo e l’oro del sole, le mani del seminatore e quelle del mietitore; ha patito il duro della macina e del fuoco; è germogliato chiamato dalla spiga futura; si è nutrito di luce e ora può nutrire. Come il pane, Gesù è figlio della terra e figlio del cielo. E aggiunge una frase bellissima: nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato. Ecco una nuova immagine di Dio: non il giudice, ma la forza di attrazione del cosmo, la forza di gravità celeste, la forza di coesione degli atomi e dei pianeti, la forza di ogni comunione. Dentro ciascuno di noi è al lavoro una forza instancabile di attrazione divina, che chiama ad abbracciare bellezza e tenerezza. E non diventeremo mai veri, mai noi stessi, mai contenti, se non ci incamminiamo sulle strade dell’incanto per tutto ciò che chiama all’abbraccio. ….
Luciano Manicardi, monastero di Bose: Donare abbassandosi >>>
… Se Dio è all’origine e al termine della missione di Gesù, è anche all’origine della fede del credente: “Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre” (Gv 6,44). Questa attrazione è specificata come ascolto e insegnamento ricevuto (cf. Gv 6,45), termini che rinviano alla Scrittura, “cattedra” da cui il Padre fa sentire la sua voce e rivolge agli uomini tutti (Gv 6,45; 12,32) l’invito a credere in colui che egli ha mandato. Grazie all’ascolto della parola di Dio contenuta nella Scrittura il credente diverrà un teodidatta. Ma il riferimento non è solo alla Scrittura. La cattedra, in questo caso, è anche il Maestro. Ovvero, la Parola fatta carne in Gesù di Nazaret dice che ormai la parola e la vita di Gesù ammaestrano l’uomo e sono fonte di ammaestramento e di insegnamento. E di un insegnamento che viene da Dio. Colui che dice “Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre” (Gv 6,44) è lo stesso che dice: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14,6). Siamo al cuore del paradosso della fede cristiana come lo esprime il IV vangelo: nessuno può venire al Figlio e aderire a Lui senza aver ricevuto l’insegnamento del Padre; ma nessuno può imparare dal Padre se non attraverso il Figlio e l’ascolto del Figlio. L’azione dello Spirito santo, del Paraclito, scioglie il paradosso, lui che, inviato dal Padre, insegna e ricorda tutto ciò che Gesù ha detto, ma le parole che Gesù insegna non sono sue, ma del Padre che lo ha mandato (cf. Gv 14,24).
Gesuiti Villapizzone, Milano ( http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/vangeli.html
Il pane che io vi darò è la mia carne per la vita del mondo
La carne e il sangue di Gesù, il suo corpo totalmente donato ai
fratelli, rende visibile quel Dio che è tutto amore e dono di sé :
in lui si celebra l’alleanza nuova e definitiva tra cielo e terra. La
Parola ci presenta questo corpo. Mangiarlo significa conoscerlo
per assimilarlo e diventare come lui, capaci di amare come
siamo amati.